«Distruggere i barconi non è la strada giusta, bisogna fermare gli scafisti che li usano». Anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, boccia come inutile e pericolosa l’idea di bombardare le navi e le barche che partono dall’Africa settentrionale, soprattutto dalla Libia, cariche di uomini, donne e bambini diretti in Europa e che molto spesso approdano a Lampedusa o sulle coste della Sicilia.

Lo ha fatto ieri, in Vaticano, dove ha incontrato papa Francesco prima di partecipare al seminario internazionale, organizzato dall’Accademia per le scienze sociali, sul tema «Proteggere la terra, nobilitare l’umanità. Le dimensioni morali dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile». Nel Mediterraneo muoiono in troppi, ormai è diventato «un mare di lacrime», ha detto Ban Ki-moon, secondo quanto riferisce la Radio Vaticana. «A morire sono i poveri e i vulnerabili, che fuggono da guerre, povertà e persecuzioni, la priorità è proteggere le loro vite e la dignità umana», quindi «distruggere i barconi non è la strada giusta», ha puntualizzato il segretario generale delle Nazioni unite, che ha sollecitato l’apertura di corridoi umanitari (una proposta analoga è arrivata anche dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia). Anche se poi ha indicato come possibile soluzione, senza fornire spiegazioni più precise, il pattugliamento dei mari, così come fu la missione «Atalanta» dell’Unione europea, 2008, per sconfiggere la pirateria lungo le coste della Somalia.

«Ascoltate tutte le parole di Renzi dell’ultima settimana e ascoltate le parole di Ban Ki-moon, è facile constatare come in queste ultime vi sia molta più politica e geopolitica, molta più concretezza e pragmatismo, molta più razionalità e lungimiranza di quanto se ne ritrovi nelle dichiarazioni e negli atti del governo italiano», ha commentato il senatore del Pd Luigi Manconi. «Anche perché – ha spiegato Manconi – nonostante ciò che si affannano a dire gli zelanti corifei, è emersa limpidamente la distanza tra la strategia dell’Italia e dell’Europa e quella delle Nazioni unite. Per quel che vale, io sto con Ban Ki-moon. E non con i piccoli ammiragli in pedalò e con gli invecchiati giocatori di battaglia navale. Anche perché, messi tutti gli scafisti nelle condizioni di non nuocere, sappiamo che non una vita umana verrà per ciò stesso salvaguardata: migranti e richiedenti asilo moriranno un po’ più in là: nel deserto, nel Sinai, nei lager della Libia».

Da parte vaticana, l’incontro fra Francesco e il segretario generale dell’Onu è racchiuso in un breve comunicato della Sala stampa della Santa sede: Ban Ki-moon ha manifestato al papa «la sua gratitudine per aver accettato di rivolgersi all’Assemblea delle Nazioni unite il prossimo 25 settembre, gli ha espresso l’attesa per il suo discorso in tale occasione e per la sua prossima enciclica, e gli ha illustrato alcuni punti dell’attuale impegno delle Nazioni unite a proposito non solo delle questioni ambientali, ma anche dei migranti e delle drammatiche situazioni umanitarie nelle aree del mondo colpite da conflitti». La sintonia fra Onu e Vaticano pare però più profonda di quanto emerga dalla scarna nota della Santa sede, poiché il secco no alla distruzione dei barconi da parte di Ban Ki-moon è esattamente quanto aveva detto pochi giorni fa monsignor Veglio, «ministro» vaticano per le migrazioni, bocciando senza appello i risultati del vertice europeo sui migranti: «Bombardare i barconi in un Paese è un atto di guerra».

Nel colloquio fra il papa e il segretario dell’Onu oltre che di migrazioni si è parlato anche di ambiente – che era il tema dell’incontro promosso dall’Accademia per le scienze sociali -, e Ban Ki-moon ha dato una notizia, da molti attesa: papa Francesco ha terminato di scrivere la sua enciclica sull’ecologia, ora è in fase di traduzione nelle varie lingue, «uscirà a giugno».