Fermiamo l’austerity prima che l’austerity distrugga la democrazia! Rispondendo a questo appello il 7 e 8 giugno prossimi una vasta rete di organizzazioni della società civile, associazioni, movimenti, sindacati si sono dati appuntamento ad Atene per un Alter Summit. Un vertice altro rispetto a quelli della Troika e delle istituzioni internazionali, che dalla capitale greca si rivolgerà ai popoli di Europa per rivendicare la fine delle politiche anti-sociali e anti-ecologiche promosse dai governi e dalle istituzioni europee, e proclamare l’urgenza di una inversione di rotta, di scelte politiche totalmente diverse sul piano economico e per il loro segno sociale, politiche capaci di ricostruire un progetto di Europa basato su «solidarietà, uguaglianza e vera democrazia».
Alter Summit raccoglie ad Atene un fronte ampio ed eterogeneo, rintracciabile solo nell’esperienza dei Forum sociali, ma con una novità a mio avviso significativa. La novità di maggior rilievo di questo evento non è nelle analisi sulla crisi e i suoi responsabili, né nelle pur interessanti proposte di merito contenute nel manifesto dei popoli, ma nel fatto che queste analisi e proposte si esprimano come una piattaforma comune ed esplicitamente europea, e che Alter Summit si proponga come motore di un processo di convergenza fra le diverse soggettività oggi in campo nei vari paesi contro le politiche liberiste e antidemocratiche della Troika, un processo per costruire una azione europea con obiettivi e modalità condivisi, capace di cambiare il corso della politica europea.
L’asimmetria di potere fra i pochi che prendono le decisioni e i molti che ne patiscono le conseguenze esprime efficacemente la crisi sostanziale della democrazia parlamentare, ma evidenzia altresì il problema della impotenza politica dei movimenti antiliberisti, pur a fronte di una caduta di credibilità e di consenso, più o meno ampia in tutta Europa, verso le attuali isitituzioni europee e verso e i tradizionali partiti politici che si alternano ai Governi nazionali.
Tutti i misfatti e le responsabilità del capitale finanziario e delle grandi multinazionali sono noti fin nei minimi dettagli, l’indignazione verso banchieri e politici è generalizzata, il consenso alle politiche di austerità è basso in tutta Europa (in particolare nei paesi mediterranei ma perfino in Germania ci sono segni evidenti di ripensamento) eppure pare non ci siano alternative possibili, comunque non abbastanza credibili e forti da imporsi.
La Fiom parteciperà ad Atene con lo stesso intento con cui ha promosso la manifestazione del 18 maggio, richiamare l’urgenza del cambiamento necessario e contribuire con la propria iniziativa e le proprie poposte alla costruzione di un movimento di massa capace di cambiare il segno sociale dell’agenda politica europea, riscrivendola intorno alle parole chiave di democrazia, beni comuni lavoro, diritti, uguaglianza, solidarietà, parole in grado di restituire senso alla parola futuro anche per i tanti giovani oggi disoccupati o prigionieri della precarietà.
Un motivo di speranza ci viene dalle manifestazioni dei giorni scorsi, da Lisbona a Francoforte, così come dalla vera e propria rivolta popolare di Istanbul. Queste lotte sono il segno della vitalità e potenziale ampiezza dei movimenti e della opposizione popolare alla dittatura dei mercati e alle politiche di rigore finanziario e di privatizzazione dei beni comuni. Non si spiegherebbe l’ampiezza e la virulenza della protesta di Istanbul senza la consapevolezza popolare che dietro la decisione di sacrificare quel parco c’è un governo che in modo sempre più brutale e autoritario rappresenta solo l’interesse di una elite economico finanziaria. E a questo ci si ribella!
Ad Atene il 7-8 giugno Alter Summit può essere l’avvio di un processo positivo di sedimentazione delle tante lotte e delle tante soggettività in un progetto comune di trasformazione per un’Europa sociale.
* Ufficio internazionale Fiom