A Firenze? A Genova? A Catania che si fa? Ci si interroga singolarmente specchiandosi in un social network, o chiedendo lumi alle associazioni, qualcuno prima o poi risponderà. E forse gli appuntamenti si moltiplicheranno, questo il desiderio di molti che oggi sentono il bisogno di dare un chiaro segnale antirazzista per denunciare la politica criminale dell’Europa. Non accadeva da troppi anni, è già un segnale. Di sicuro la Marcia delle donne e degli uomini scalzi, pensata dal regista Andrea Segre e accolta da diversi uomini e donne di spettacolo e intellettuali, non animerà solo il parterre della Mostra del Cinema di Venezia. La manifestazione, o meglio il momento di incontro diventato necessario perché “è arrivato il momento di decidere da che parte stare”, continua a raccogliere singole adesioni in tutta Italia.

E’ presto per dire quante città venerdì prossimo 11 settembre proveranno a replicare la marcia senza scarpe che romperà il cerimoniale del festival. Ma è certo che l’adesione ufficiale della Cgil nazionale contribuirà a moltiplicare le iniziative sui territori, anche se poi bisognerà fare ancora tanta strada per dare sostanza e prospettive politiche a una manifestazione sacrosanta ma pur sempre simbolica. “Nella stessa giornata – si legge in una nota del sindacato – la confederazione organizzerà iniziative analoghe in tutto il paese, perché la Cgil è dalla parte degli uomini scalzi, di coloro che fuggono da guerre e violenze e si scontrano con i nuovi muri, le discriminazioni e i razzismo di tanti stati europei”. E ancora: “Non vogliamo vedere mai più bimbi morti sulle spiagge, cadaveri di persone asfissiate, annegate, volti segnati dalla sofferenza che cercano rifugio in Europa e si trovano di fronte a egoismi nazionali indegni della tradizione e della civiltà europea”. E questo non è il solito linguaggio paludato da comunicato sindacale.

Anche Sel aderisce all’iniziativa. “La marcia ha obiettivi che condividiamo da sempre – spiega Nicola Fratoianni – certezza di corridoi umanitari sicuri per le vittime di guerre e catastrofi, accoglienza degna e rispettosa, chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti, creare un sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino”. A Milano, intanto, senza aspettare i tempi della politica, la Marcia delle donne e degli uomini scalzi si è già auto convocata dandosi appuntamento nel nuovo luogo di “culto” della movida più o meno impegnata milanese: alle 18,30 ritrovo in Porta Genova per dirigersi alla Darsena. La camminata, come si legge sull’appello postato su facebook, vuole essere “l’inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano”. Non si conoscono ancora i dettagli della partecipazione, ma sembra che anche Lecco si stia preparando per dare il suo contributo.