Mohammed Hasan, fa parte dell’ufficio relazioni esterne dell’autogoverno del Nord-Est della Siria. Vive a Qamishlo, al confine curdo-siriano. Nonostante la concitazione del momento siamo riusciti a intervistarlo.

Come si sta sviluppando la guerra?

Da ieri mattina anche le zone di Qamnishlo e Kobane sono sotto i bombardamenti turchi. Si, anche Kobane è sotto attacco. La Turchia vuole occupare le due regioni per realizzare costruire la «zona di sicurezza» e ovviamente il governo di Ergogan dice di farlo per la sicurezza nazionale. Tutti sanno che non abbiamo mai sparato un colpo verso i turchi sin dall’inizio di questa crisi. Da parte opposta migliaia di combattenti dell’Isis hanno attraversato la frontiera dalla Turchia.

Come sta reagendo la popolazione?

La popolazione del Rojava e la Forze Democratiche Siriane stanno cercando di difendersi dall’attacco, ma l’esercito turco come sapete è il secondo per grandezza tra le forze della Nato. Non abbiamo altra scelta se non difenderci strenuamente. Il morale della popolazione locale è comunque alto.

Il governo siriano che posizione ha preso?

Sfortunatamente Damasco per ora ha fatto solo una dichiarazione di denuncia contro la guerra, niente di più.

Avete avuto nuovi contatti con gli Usa? E con la Russia?

Siamo stati in contatto con gli Usa e abbiamo anche relazioni con la Russia, un paese chiave qui in Siria. Riguardo a questa ultima crisi vediamo una sorta di posizione di debolezza, oggi, da parte sia statunitense che russa nei confronti della Turchia. Finché rimarrà cosi la situazione nemmeno loro potranno fare abbastanza per fermare l’aggressione.

Perché proprio ora è arrivata quest’aggressione?

Penso che Erdogan sia preoccupato di ogni tipo di autonomia e ogni tipo di progetto democratico in Siria del Nord. Ed è terrorizzato all’idea che la nostra esperienza possa essere portata anche all’interno della Turchia, dove vivono più di 20 milioni curdi. Vediamo una sorta di “fobia Kurdistan” da parte di Erdogan, che sta facendo il possibile per eliminarci e per eliminare ogni progetto che cerchi di garantire i diritti del popolo curdo, anche in Siria del Nord.

Non è la prima volta che l’autogoverno della Siria del Nord resiste alla guerra turca. Ora che succederà?

Se nessuno bloccherà Erdogan, ci sarà una situazione drammatica, non solo per questa regione. Ci sono migliaia di soldati dell’Isis con famiglie, in questa regione, che noi gestiamo dopo averli sconfitti. Proprio ieri cinque miliziani sono evasi da una prigione di Qamishlo grazie all’intervento militare turco, che ha occupato un area vicino alla prigione, permettendogli così di uscire. Questo è molto pericoloso perché se l’Isis riesce a beneficiare della situazione caotica che la guerra turca sta generando, potrebbe mettere in seria difficoltà il mondo intero.