Il «patto del Nazareno» finisce in procura, a Roma, in un fascicolo aperto come atto dovuto dopo che il deputato del Movimento 5 Stelle Andrea Colletti (avvocato civilista pescarese) ha presentato venerdì scorso un esposto di trenta pagine, quasi tutte di rassegna stampa, concluse da una richiesta ai magistrati inquirenti: «Esaminare il presente esposto al fine di accertare se i fatti descritti siano corrispondenti al vero e, in caso affermativo, se siano stati integrati dei reati penali e a chi sia imputabile la responsabilità degli stessi». Il deputato non azzarda certezze né tanto meno ipotesi di reato, consapevole di rischiare la querela da parte dei protagonisti della vicenda politica, da lui raccontata come un affare criminale. Renzi, Berlusconi e Napolitano sono i soliti sospetti, il presidente della Repubblica secondo Colletti potrebbe anche aver fatto pressioni sulla Corte Costituzionale, per scoprire le quali l’avvocato-deputato che forse ha saltato qualche lezione di diritto pubblico chiede alla procura niente di meno che «l’acquisizione dei tabulati telefonici dei giudici costituzionali, in primis del prof. Giuliano Amato».

Postata sul blog di Grillo, l’iniziativa riceve un numero contenuto di commenti, di questo tenore: «Grandioso. Mi rammarico davvero che ne io ne altri ci abbiano pensato mesi fa». «Ottima idea. Se poi dovesse risultare che a stipularlo furono due massoni allora il patto segreto potrebbe configurare una nuova P4». «Ma il Patto esiste su carta? Se no, che denunciamo a fare? E chi paga?».

Reazioni arrivano anche dal parlamento, soprattutto dal Pd e da Forza Italia che del patto politico sono i garanti e gli esecutori. Qualcuno si scandalizza, ma i più irridono e prevedono facilmente che dell’esposto si perderanno le tracce,non che serva un «porto delle nebbie»: la procura spiega di aver aperto il fascicolo in automatico, senza né indagati né ipotesi di reato.

Eppure non può sfuggire il senso dell’iniziativa grillina, a pochi giorni dalla doppia convergenza con il Pd sull’elezione della giudice costituzionale Sciarra e del Consigliere del Csm Zaccaria e sulla responsabilità civile dei magistrati in commissione al senato. Alzando la polemica contro Renzi e Napolitano, l’ala ortodossa del movimento segue la linea tracciata da Grillo e Casaleggio che respingono ogni apertura alla maggioranza e al governo. Proprio nel momento in cui Renzi tenta una politica dei due forni – non per abbandonare l’alleato naturale Berlusconi, ma per fargli paura e tenerlo stretto al patto – dai capi del movimento arriva il richiamo all’ordine.

Proprio per questo non tutti gradiscono e alcuni parlamentari evidenziano che si tratta di un’iniziativa personale di Colletti. Ma Luigi Di Maio, spesso indicato come trattativista e in contatto con Renzi, offre la sua copertura: «Le decisioni pubbliche si prendono nelle istituzioni alla luce del sole, o anche in rete con i cittadini come fa il M5S, di certo non nelle segrete stanze. Noi abbiamo un metodo trasparente». Del resto proprio Di Maio aveva presentato un’interrogazione prima dell’estate per sapere dal governo se il patto del Nazareno era un patto scritto, e per conoscerne i contenuti, interrogazione rimasta senza risposta. E così ecco l’esposto in procura, che mettendo insieme ricostruzioni attendibili e retroscena fantasiosi, testate autorevoli e blog improbabili, disegna uno scenario in cui tutto si tiene e tutto si spiega con il patto: dalla sentenza di incostituzionalità del «Porcellum» alle proposte di riforma della legge elettorale e della Costituzione, all’elezione di giudici costituzionali (ma anche i grillini avrebbero allora collaborato) alla prossima scelta del presidente della Repubblica che prevederebbe «un vero e proprio veto sulla candidatura di Prodi».
Troppo poco, dal momento che l’alleanza tra Renzi e Berlusconi è a tal punto dichiarata da non richiedere particolari investigazioni. Ma anche troppo, visto che le decisioni dei parlamentari, anche le peggiori, non sono materia per giudici. Per fortuna.