Ho passato tutta la giornata a scrivere sentenze e provvedimenti, ma tutto quello che ho fatto non mi verrà retribuito». A parlare è Rossella, giudice del tribunale di Catania: lei però non è una magistrata ordinaria – come quelli che ci possono venire in mente quando pensiamo a un pm o a un giudice – ma fa parte della “magistratura onoraria”. I cosiddetti Got (giudici onorari di tribunale) e Vpo (vice procuratori onorari) svolgono tante funzioni tipiche della magistratura (presenziano alle udienze, scrivono sentenze e ordinano provvedimenti, anche in piena autonomia) ma sono assolutamente precari, e sottopagati: guadagnano in media 680 euro al mese.

Possono svolgere anche la professione di avvocati per clienti privati, è vero, non avendo l’obbligo di esclusiva per lo Stato che vincola i magistrati ordinari (i quali hanno anche, però, uno stipendio elevato, la previdenza e tutte le tutele del lavoro strutturato), ma per evitare un conflitto di interessi devono svolgere l’attività di legale in un altro distretto: insomma, è complicato fare due lavori insieme, tanto più se si pensa che il 70% dei 4 mila magistrati onorari italiani sono donne. E quindi spesso hanno anche una famiglia.

Rossella ad esempio ha un figlio adolescente, è separata e quindi il suo mantenimento è ancora più oneroso. Per costruirsi la pensione, paga i contributi alla Cassa forense (quella degli avvocati) che le richiede circa 3 mila euro all’anno, cifra quasi impossibile per chi ha un reddito basso. «Io scrivo sentenze e provvedimenti, presenzio alle udienze, ordino sequestri e dissequestri, autorizzo i detenuti ad andare al lavoro – ci spiega – ma vengo retribuita a cottimo, solo per le udienze: ce le pagano 98 euro lordi l’una, e poiché io ne faccio una media di 5-6 al mese, il totale alla fine è sui 7 mila euro lordi annui. Ma senza il diritto a ferie, malattia, o tutele come la maternità o l’infortunio».

I magistrati onorari non passano per un concorso, come quelli ordinari: la loro figura è prevista dalla Costituzione, anche se nella formula attuale sono stati istituiti nel 1998. Ma esistono in realtà da molto più tempo, i più anziani oggi hanno circa 25 anni di servizio. Sono assimilabili a quelli che prima della riforma del 1998 erano i vice pretori: a completare la categoria sono circa 1500 giudici di pace (Gdp), le cui retribuzioni però – almeno fino a oggi – sono state ben più alte, visto che a loro vengono pagati anche i provvedimenti, le sentenze e gli altri atti. I Gdp attualmente possono arrivare a guadagnare anche cinque-seimila euro al mese.

Tutto il settore si sta però trasformando, e proprio in questi giorni i magistrati onorari sono in agitazione proclamata dall’Unimo, mentre la Federmot ha deciso lo sciopero dal 7 all’11 dicembre. È infatti in corso una complessa trattativa con il governo, su due fronti: nell’immediato, si cerca di stoppare i tagli previsti al fondo che alimenta i loro emolumenti (destinati quindi ad assottigliarsi ancora di più); più sul lungo termine, si vorrebbe correggere il ddl governativo che ridisegna la categoria.

L’1 dicembre scorso, unitariamente, le associazioni hanno incontrato il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che però non ha ancora dato risposte soddisfacenti su entrambi i fronti. Quanto ai tagli in legge di stabilità, il ministero ha cercato di sopire i timori, spiegando che sono solo apparenti: si attende infatti un pensionamento di ben 1000 giudici di pace nel prossimo anno, con notevoli risparmi. Ma le controparti non sono disposte ad accettare la risposta e chiedono a Orlando di insistere con il Tesoro per evitare i tagli e usare i fondi per i loro emolumenti.

Il ddl non prevede la stabilizzazione di queste figure, ma sostituirebbe l’attuale proroga annuale (erano state istituite come figure temporanee) con un nuovo mandato di 12 anni (tre quadrienni, ciascuno da confermare su valutazione). E dopo? «Orlando ci ha parlato di un “cuscinetto” verso la pensione – dice Stefania Cacciola, vicepresidente Unimo – Noi abbiamo chiesto di poter transitare come giudici ausiliari nelle Corti di Appello per poter continuare a lavorare fino al pensionamento».

Quanto alla remunerazione, i magistrati onorari hanno chiesto la fine del cottimo, ma il ministero non intende istituire stipendi veri e propri. La richiesta si è dunque attestata su paghe composte da una parte fissa – pari a 36 mila euro lordi annui per chi opti per un tempo pieno: includerebbero anche la previdenza, a loro carico – più una variabile: fino a un tetto che complessivamente non dovrebbe superare i 72 mila euro annuali, soglia oggi prevista per i giudici di pace. Va detto che il ddl del governo per ora parla di una parte fissa più bassa: 25 mila euro lordi l’anno.

La parte variabile dovrebbe essere ancorata a criteri oggettivi, e non alla decisione dei capi della procura o dei responsabili amministrativi del tribunale: perché altrimenti si mina l’autonomia e indipendenza di queste figure. Infine, si chiede un ridisegno organico delle competenze, omogenee in tutto il territorio nazionale, riconoscendo l’autonomia giurisdizionale del magistrato onorario ed evitando che diventi «ancillare» rispetto a quello ordinario.