Ieri pomeriggio, mentre l’Aquarius era in stand by tra Linosa e Malta, Sophie Beau, cofondatrice di Sos Méditerranée, commentava l’ennesima situazione di stallo a cui è stata costretta l’Ong francese: «Questa incertezza è in completa contraddizione con il diritto marittimo internazionale e si fa sulle spalle di persone in pericolo di vita».

I migranti soccorsi dall’Aquarius «sono stati salvati nella zona di Search and rescue libica – racconta Beau – e quindi il coordinamento spettava alla Guardia costiera di Tripoli. Le autorità libiche ci hanno detto che non erano in grado di fornire un porto sicuro. È stata una riposta logica visto le circostanze attuali: la Libia non può, infatti, essere considerata un porto sicuro per dei richiedenti asilo che fuggono proprio da quel paese».

Sotto accusa l’Ue: «Quello che è illogico è che le autorità europeo a fine giugno hanno chiesto alle Ong di rispettare le istruzioni dei libici, che però non sono capaci di affrontare la situazione».
Il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, invita la nave a fare rotta verso Gibilterra: «Le norme parlano chiaro – spiega Beau – dobbiamo cercare un altro centro di coordinamento. Aspettiamo le istruzioni per sapere quale sarà lo stato che assumerà il compito. Ci vuole una soluzione politica a livello europeo per risolvere questa situazione assurda, frutto di un modello che non è praticabile». E sull’Italia: «Sono anni che diciamo che è stata lasciata da sola a far fronte alla crisi migratoria per la mancanza di solidarietà a livello europeo. Chiaramente la chiusura dei porti è deplorevole ma ringraziamo i marinai della Guardia costiera italiana, che da anni sono da soli a gestire la situazione. Abbiamo ottimi rapporti con loro».

Le tragedie in mare non bloccano le partenze: «A giugno – spiega ancora Beau – secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per i migranti, ci sono stati 629 morti nel Mediterraneo, 222 nel solo mese di luglio. Complessivamente, sono oltre 1.500 dall’inizio del 2018».