A ridosso del prato della Radcliffe Camera di Oxford si sono radunati una quarantina di studenti. Il monumento fa parte del complesso delle biblioteche della nota cittadina universitaria inglese e sorge proprio davanti l’antica Bodleian Library.

Una ragazza vestita di nero e con in testa un berretto che la protegge dalla pioggia è intenta a distribuire volantini ai passanti. Si chiama Li Queenie, è una studentessa universitaria. Spiega che oggi si sono riuniti in solidarietà con i manifestanti di Hong Kong, perché «nel sistema giudiziario cinese non c’è quella separazione dei poteri che garantisce un equo e giusto processo per tutti». Tutti tengono in mano cartelli rossi con su scritto «No China extradition», altri ritraggono il viso di Carrie Lam con la scritta «liar», bugiarda. La pioggia non cessa di cadere.

Una ragazza inglese con i capelli a caschetto viola, come l’ombrello che tiene in mano. spiega che «la protesta è organizzata da un gruppo di studenti di Hong Kong attraverso la pagina Facebook Oxford Stands with HK». «Visti i precedenti sui diritti umani – dice Dominic – una legge con cui la Cina potrà processare legalmente oppositori e giornalisti ostili è inaccettabile».

Tra i professori prevalgono i «no comment». La situazione è delicata anche qui, dove i corsi sulla Cina contemporanea attirano numerosi studenti da tutto il mondo. Solo Nicholas Barber. docente di Teoria e Diritto Costituzionale, commenta: «A Oxford premiamo la libertà di espressione, sono sempre fiero quando i miei studenti dibattono questioni pubbliche e importanti».

Come a Hong Kong, intanto, i ragazzi di Oxford stands with HK non demordono: «Non basta la sospensione, vogliamo che il governo elimini il progetto di legge. Altrimenti continueremo a protestare». Per la fine degli esami estivi non parteciperanno ai soliti festeggiamenti. Nei post circolati sulle bacheche degli aderenti all’iniziativa #DontTrashHK si legge: «Non voglio essere ricoperto di champagne mentre a loro tocca lo spray al peperoncino, né voglio essere colpito dagli sparacoriandoli quando loro sono colpiti dalle pallottole».