Sono le 19 quando un’altra piazza Italia si trasforma in una marea indistinta di esseri umani, stipati come «sardine» nei deliziosi inscatolati portoghesi. È accaduto a Cuneo, in Largo Audiffredi, lungo la centralissima via Roma, una piazzetta dedicata ad un innovatore delle tecniche di coltivazione dei bachi da seta, divenuto senatore per volontà del conte Cavour. Un ruggito di dolore e di gioia, di rabbia e di fiducia ha rintronato e scandito le voci di un risveglio umano e civile in una città considerata poco passionale, sonnolenta e pigramente dabbene solo da chi non la conosce.

«Scendere in piazza, mobilitarsi ha lo scopo di ribadire che i valori fondanti del nostro Paese sono racchiusi nella Costituzione e non nei sentimenti d’odio che serpeggiano nella nostra società». Si apriva così il post con cui Simone Borio, tra i fondatori del gruppo delle “Sardine di Cuneo”, commentava la data scelta per la manifestazione avvenuta ieri sera. Il disegno allegorico di una sardina, un «neh» finale,a certificare la zona d’origine di un impegno: quello di non “legarsi” mai. Bastava guardarsi intorno, ieri sera, per ricredersi di tutti i luoghi comuni a buon mercato sui “girotondi” di piazza di ieri e di oggi. Poche tracce degli irresistibili rivoluzionari da salotto di cui parlava Tom Wolfe, del magma radical chic di Indro Montanelli, dell’Isquierda Caviar, dello champagne socialist, del salonkommunist e chi più ne ha più ne versi. Piuttosto un popolo, assai poco salottiero, e poco freak, di persone normali, di tutte le età, impegnate nel loro lavoro, nello sport, nel volontariato. Un popolo amante della bellezza, dei libri, della non violenza «verbale e fisica», della «creatività» e dell’«ascolto». Parole chiave di un sentire condiviso, di un’energia pura, che i presenti conserveranno nella memoria della loro epidermide, abituata storicamente a resistere.

Qualcuno grida: «Noi siamo le sardine, e adesso ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto». Un’anziana signora dal caschetto ginger solleva un cartello con su scritto: «Vecchia sardina slegata e resistente». Un ragazzo grida: «Quando la resistenza chiama, le montagne rispondono». Uno degli organizzatori anima la folla: «Questa non è una piazza contro Salvini, ma contro le risposte semplici ai problemi complessi. Siamo tutti molti diversi tra noi, ma abbiamo in comune i valori della resistenza e della Costituzione». «Quattro ragazzi di Bologna hanno creato tutto questo, grazie ad uno strumento che pensavamo essere completamente dominato dalla ‘Bestia’ e invece no»,aggiunge. Un anziano prende parola per invitare tutti ad intonare Bella Ciao. La folla obbedisce, qualcuno alza il pugno sinistro. Non molti, a dire il vero. La maggior parte degli interventi è tenuta da anziani, che si dimostrano gli speaker più animosi e determinati: «Noi anziani dovremmo dare un contributo per colmare il vuoto destinato ai nostri nipoti. Noi nonni dobbiamo pensare al futuro, un futuro che non vivremo, ma che vivranno i nostri figli, i nostri nipoti». «Cuneo è una città medaglia d’oro per la resistenza», aggiunge un’altra anziana agguerrita e fieramente partigiana. «Ciao a tutti», esordisce una ragazza algerina, «Purtroppo non posso votare, ma oggi sento di aver fatto qualcosa. Dire: io sono presente qui, per me che non posso votare, è già tanto! Grazie a tutti voi!». Una gigante sardina di cartone reca il broncio di Salvini ed una scritta a grossi caratteri, : «Cuni as lega nen!».