Si avvia faticosamente la macchina sanremese che dopo il vespaio di polemiche suscitate dalle infelici dichiarazioni del direttore artistico, il rapper Junior Cally e i cachet elevati degli ospiti (vedi alla voce Benigni), regala una «lieta novella». Nell’anno di Albano & Romina insieme (con inedito), Amadeus annuncia il ritorno nella formazione originaria dei Ricchi e Poveri per i cinquant’anni del loro primo successo La prima cosa bella, compresa Marina Occhiena che se andò (in realtà fu cacciata) nel 1981, Franco Gatti (si pensionò tre anni fa) che si uniranno ai due membri superstiti: Angela Brambati e Angelo Sotgiu.

IN MEZZO alle polemiche ci è finito qualche anno fa anche Anastasio, il 22enne artista di Meta di Sorrento – primo rapper a vincere nel 2018 un’edizione di X Factor – che al festival è in gara con il brano Rosso di Rabbia. Per alcuni like su facebook era stato accusato di essere «fascista»: «Accuse infamanti. Non mi sento di destra e credo che l’Italia abbia conosciuto soltanto destre becere. C’è chi ha giudicato il mio pensiero molto superficialmente, è sufficiente ascoltare un po’ di mie canzoni per capirlo. Prendere delle posizioni nella musica è una scelta personale dell’artista». Sulla vicenda di Junior Cally e le accuse di «violenza e incitazioni allo stupro» di un suo vecchio brano, ha una sua teoria: «C’è una bella fetta di italiani che vogliono indignarsi e fare polemica a prescindere. Quella su Cally è una polemica sterile e ridicola ed il processo contro di lui è sbagliato. Non dimentichiamoci che la censura è una macchina che scappa sempre di mano…».

IL 7 FEBBRAIO esce per la Sony Atto Zero – produzione affidata a Slait, Stabber e Alessandro Treglia – disco che arriva due anni dopo Ricercato, il suo primo lavoro che conteneva La fine del mondo. L’album è un concentrato di stili fra elettronica e acustico dove a colpire – però – è una sorprendente rilettura rap di Il fattaccio del Vicolo del Moro, liberamente ispirato all’opera Er fattaccio del 1911 del poeta Amerigo Giuliani: «L’ho scoperta grazie a Proietti che la proponeva in Cavalli di battaglia. Mi aveva sconvolto ma allo stesso tempo avevo capito che sia per la storia che per le emozioni che mi aveva suscitato, poteva essere adattata per un linguaggio rap». Atto zero ruota intorno al Sabotatore, suoni cupi, voce distorta: «Il pezzo a cui tengo di più, lo ritengo quasi profetico: l’ho composto due anni fa. Nel giro di un’ora scrissi una valanga di versi come in uno stato di trance che è un po’ lo stato perfetto, quando ti abbandoni e non sei te stesso».

NELL’ALBUM c’è spazio anche per l’ironia di Giro di do, garbata presa in giro del pop zuccheroso e fine a se stesso: «Voce e chitarra. Una cosa che non c’entra nulla con il resto e proprio per questo ho voluto inserirla». A Sanremo porta nella serata delle cover – Spalle al muro scritta da Mariella Nava e interpretata nel 1991 da Renato Zero, insieme alla Pfm: «Ho scelto Zero perché in quella canzone c’è tutto».