L’assassinio a Londra della deputata laburista Jo Cox ha alcune analogie con un episodio che nel 2003 mise sotto shock la politica svedese.

L’11 settembre di quell’anno la Svezia precipitò nel panico per l’assassinio di Anna Lindh, 46 anni, ministro degli esteri dal 1998, indicata come leader emergente del Partito socialdemocratico, probabile candidata premier nelle elezioni politiche, battagliera fautrice dell’ingresso della Svezia nel sistema della moneta unica. Stoccolma visse la medesima atmosfera di smarrimento del 1986, quando il 28 febbraio il primo ministro Olof Palme venne ucciso nel centro della capitale mentre usciva con la moglie da un cinema (gli spararono alle spalle, l’assassino è tuttora senza nome). Il medesimo destino è toccato a una donna molto apprezzata per le sue doti politiche. Un uomo sulla quarantina l’ha ferita mortalmente a coltellate mentre faceva compere in un grande magazzino nel centro di Stoccolma, in via Hamngatan, approfittando di un momento di pausa della campagna elettorale. Come nel caso di Palme, l’attentatore – Mijallo Mijailovic, un disadattato con problemi psichici, genitori serbi ma lui nato in Svezia – ha avuto facile campo libero: i politici svedesi tradizionalmente non hanno scorta e vivono come persone normali in una società che vanta invidiabili livelli di democrazia e fa della politica vicina ai cittadini uno dei suoi vanti. Questa volta però l’autore del delitto verrà arrestato e condannato all’ergastolo.

Il 14 settembre del 2003 gli svedesi sarebbero andati alle urne per votare «sì» o «no» all’adesione processuale all’euro, come avviene in questi giorni per i britannici che devono decidere nel loro referendum se confermare o meno l’adesione all’Unione europea. Il volto di Anna Lindh campeggiava in tutti i manifesti socialdemocratici favorevoli al «sì»: era lei la principale protagonista di quell’appuntamento elettorale in tv e sui muri delle città. Ed è assai probabile che il suo assassino l’abbia riconosciuta mentre provava alcuni capi di abbigliamento nel camerino del Nordiska Kompaniet, un negozio popolare simile alla nostra Rinascente (confesserà poi di aver odiato l’esponente socialdemocratica per il suo eccessivo europeismo). L’uccisione del ministro Lindh ebbe immediati effetti sulla campagna referendaria, animata e aggressiva come poche volte era avvenuto nella storia della politica svedese. I sostenitori del «sì» e del «no» all’euro sospesero la propaganda elettorale. Lo stesso fece il governo del primo ministro Göran Persson, che annunciò nuove norme di sicurezza per i politici fuori dai loro uffici.

Il 14 settembre 2003, giorno del referendum svedese sull’euro, non ci fu alcuna ondata emotiva e furono confermati i sondaggi della vigilia. La commozione per la morte di Anna Lindh non si tramutò in un voto favorevole alla moneta unica, prevalse la proverbiale razionalità svedese. I contrari all’euro vinsero con il 56%, confermando una diffidenza verso l’Unione europea che dura anche attualmente: sì ai trattati politici ed economici ma avversione verso una maggiore integrazione economica a colpi di euro (la corona made in Sweden non scricchiola). Del resto fino al 1989 (crollo del Muro di Berlino) e al 1991 (disintegrazione dell’Unione sovietica) la politica estera di Stoccolma era incentrata sul neutralismo dalle due grandi potenze (Stati Uniti, Urss) e sulla funzione di mediazione nei conflitti internazionali.

Ecco spiegato perché le adesioni economiche e politiche di Stoccolma all’Unione europea sono arrivate rispettivamente solo nel 1992 e nel 1994. Pure nel 1994 fu un referendum a decidere l’ingresso della Svezia nella comunità politica europea. In quell’occasione vinsero i «sì» con il 52,8% contro il 46,8% di «no» (andò a votare oltre l’80% degli svedesi). Ma quando l’anno seguente la Svezia elesse per prima volta i propri 22 deputati al Parlamento europeo si recò alle urne solo il 41, 6% degli aventi diritto.

Quanto accadde in Svezia nel 2003 si ripeterà in Gran Bretagna il prossimo 23 giugno? Vinceranno gli euroscettici con nessuna ripercussione sul voto referendario dell’emozione suscitata dall’assassinio di Jo Cox, quarantenne parlamentare del Labour party?