«Ogni uomo che ha letto i miei testi ha tentato di cambiare il mio modo di scrivere. Non mi interessa scrivere come un uomo. Devo tuffarmi dove non si tocca, per trovare le parole…nel mare delle menzogne». Certo Anaïs Nin non le mandava a dire come dimostra tutta la sua vita di artista e scrittrice. E, del resto, solo chi pensa che «la vita da sola non può bastare all’immaginazione» ha la forza di attraversare anni di impegno e turbolenza, come quelli nella Parigi degli anni 30 del secolo scorso, e naturalmente di passione, come quella scoppiata tra la Nin e Henry Miller. «Quando in una donna l’erotico e il tenero si mescolano, danno origine a un legame potente, quasi una fissazione» scriveva la Nin e, in una delle lettere scambiate tra di loro, Henry Miller di rimando: «Oh, perché, perché? Perché dobbiamo soffrire? Possibile che siamo così fragili, così esposti a ogni freccia? È bello e terribile insieme. Ma è come due gemelli siamesi che cercano di staccarsi. Fondiamoci assieme senza residui. Entra in me, Anaïs, restaci, non staccarti mai da me, neanche col pensiero».

Ora un graphic novel di forte impatto ci rimanda a quegli anni e soprattutto a una ricerca di autonomia femminile nel campo artistico e amoroso molto intrigante. Anaïs Nin – Nel mare delle menzogne di Léonie Bischoff (Edizioni L’Ippocampo, pagine 192, euro 19,90) ha questa impronta di contraddizione onirica e realistica, disperata e ludica. Siamo agli inizi degli anni 30 e Anaïs Nin vive a Parigi tra l’amore per il marito banchiere e l’angoscia imposta da una vita di relazione del tutto estranea a se stessa. Mette in atto, lei cresciuta sradicata tra due continenti e tre lingue, non solo una lotta per trovare la sua vera natura e vocazione di scrittrice ma un meccanismo di difesa profondo e personale: è un diario che accompagna davvero la sua vita in tutti i sensi, sia di esplorazione dei suoi sentimenti che di riscoperta di una sensualità prorompente. Racconta l’autrice di questo libro Léonie Bischoff, femminista del Collectif des créatrices de bande dessinée contre le sexisme: «Quando ho scoperto il diario di Anaïs Nin ne sono rimasta davvero affascinata e intrigata. Persino sconvolta dal suo connubio di forza e debolezza capace davvero di generare un fuoco, un’energia creativa. Tutto questo mi ha permesso di distaccarmi dal mero registro biografico per penetrare nel mondo magico delle emozioni.

Credo che attraverso tutte le sue ambiguità, nonostante gli anni che ci separano da quel tempo, possiamo ancora sentirci messe in discussione da lei». E così l’autrice di questo racconto grafico su di una personalità frammentata (dalla passione per Henry Miller al rapporto incestuoso col padre) ma in cerca di autonomia, libertà e assoluto, ci regala un bel volume ricco di sensualità e audacia, pieno di rimandi all’arte del secolo scorso e non solo. Intreccio tra sogno e realtà nell’incapacità di conciliare ordine e disordine, si dipana la vita dell’artista curiosa e ribelle che attraversa tutte le sfaccettature dell’animo femminile senza risolversi forse mai. «Perché non posso mai andare in una sola direzione?» si chiede la Nin nei momenti di vertigine e voli della fantasia, ritratti al meglio dalla Bischoff in tavole che intrecciano kitsch e ricercatezza cromatica e che mettono in risalto spesso, con la tecnica della matita a quattro colori (disegno, sfumatura, colorazione), desideri e traumi di una scrittrice originale vissuta in quegli anni tempestosi e creativi.