Un muro umano per bloccare la circolazione ad Amsterdam con blocchi improvvisi e una novantina di arresti da parte della polizia. È finita così la giornata di ieri nella capitale olandese dove, come in altre città del mondo, gli attivisti del movimento ambientalista globale Extinction Rebellion sono scesi in piazza per chiedere ai governi un cambio di rotta sul clima e politiche effettive di contrasto al riscaldamento globale.

Annunciata nei giorni precedenti, la protesta a Amsterdam ha preso avvio quando ancora era buio. In centinaia hanno raggiunto e si sono posizionati lungo Stadhouderskade, la strada su cui si affaccia il RijksMuseum e lo storico stabilimento della Heineken.

A nulla sono servite le minacce della polizia che per evitare l’afflusso di altri gruppi di manifestanti ha sigillato l’area circostante, bloccando anche il tunnel sotto uno dei principali musei di Amsterdam. «Lasciavano transitare solo le persone che volevano entrare nel museo mentre il passaggio tra le due parti della città era chiuso completamente dalla polizia», racconta Clara che parla di serie difficoltà nel raggiungere il centro cittadino. Solo a metà pomeriggio la situazione si è sbloccata con l’intervento deciso delle forze dell’ordine che hanno portato via gli attivisti, uno a uno, tra le urla e i cori degli altri decisi a rimanere il più a lungo possibile.

Sfidando anche le raccomandazioni della sindaca, in quota al rosso verde GroenLinks, che nei giorni scorsi aveva vietato la manifestazione, offrendo agli attivisti l’alternativa dell’adiacente e pedonale MuseumPlein. Ma il movimento Extinction Rebellion ha respinto al mittente le offerte, ribadendo la sua volontà di sfidare in modo non violento le imposizioni delle autorità per portare all’attenzione dell’opinione pubblica le proprie richieste. I suoi attivisti, soprattutto giovani, non sono nuovi a questo tipo di azioni che da mesi si ripetono in varie città olandesi con gli stessi obiettivi e simili modalità, sempre ispirate alla non violenza.

Oltre a quelle di Extinction Rebellion, al blocco stradale di Amsterdam erano presenti anche le bandiere di Code Rode, una sigla che si batte contro i danni provocati dall’estrazione di combustibili fossili. Come quelli evidenti dell’area di Groningen, nel nord dei Paesi Bassi, dove la produzione di gas naturale ha reso instabile e sismica l’area circostante. A tal punto da spingere il governo a annunciare uno stop agli impianti, ben otto anni prima di quanto previsto.