È stato il film più forte e amato sulla Croisette all’ultimo festival di Cannes, in Italia uscirà grazie a Teodora film, e in Francia arriva in sala domani. Parliamo di L’inconnu du lac, il nuovo film di Alain Guiraudie, regista eccentrico nel panorama d’oltralpe, che sulla spiaggia di un lago, luogo di incontri gay, mette in scena un teatro del desiderio e delle sue inquietudini attraverso il pericoloso colpo di fulmine tra Franck e Michel.
Ma ieri il manifesto del film (vietato oltralpe ai minori di sedici anni), realizzato da Tom de Pékin, con due uomini che si baciano, è stato fatto rimuovere dai comuni di Saint-Cloud e Versailles. «Siamo stati bombardati da telefonate di cittadini sconcertati» si giustificano i responsabili della comunicazione del comune di Saint-Cloud. Che così, per non irritare gli animi, ha ben pensato di optare per la rimozione.
Da Versailles invece i dirigenti comunali cadono dalle nuvole, e negano di avere contattato l’agenzia Décaux – responsabile dell’affissione – per chiedere di ritirare il manifesto del film. Versione che non coincide con le dichiarazioni della stessa Décaux, che sostiene di aver rimosso i manifesti su sollecitazione esplicita del comune: «Abbiamo un contratto con le città, e se da parte loro ci viene fatta una richiesta noi siamo obbligati a soddisfarla».

Del resto anche a Versailles, le voci dei responsabili comunali non si sono certo alzate in difesa del manifesto. Anzi. Qualcuno ha ammesso, seppure con un po’ di imbarazzo, di comprendere quanto un’immagine simile, nella quale si intuiscono atti sessuali tra uomini («forse persino una fellatio») possa «traumatizzare un pubblico che in strada si trova davanti a scene esplicite di sesso»: «Mettiamoci nei panni di un padre di famiglia che passeggia coi propri bambini e si trova obbligato a dargli lezioni di sessualità».
No comment. Che altro dire? Paradossi e contraddizioni di un paese che solo qualche giorno fa ha festeggiato il primo matrimonio gay, e che nel quotidiano si è scoperto – come dimostrato dalle «Manif pour tous», le manifestazioni in difesa della famiglia tradizionale contro la legge sui matrimoni gay – più ancorato alla rappresentazione dell’omosessualità come un tabù sociale di quanto pensava.

Les films du Losange, la società che distribuisce in Francia il film, si dichiara «molto sorpresa» di tale decisione. «In giro si vedono manifesti sessualmente molto più espliciti di questo, penso a alcune pubblicità di biancheria intima» ha dichiarato la responsabile della società, Régine Vial. Ma è evidente che il problema del manifesto – assai pudico, nel tocco di acquerello, e quasi astratto – non è il «contenuto sessuale».

Sui social network, da ieri, la notizia ha scatenato un fuoco di commenti, e l’apparizione del manifesto di L’inconnu du lac aveva provocato reazioni già nei giorni precedenti. «Il quotidiano Le Monde lo ha definito è un film ’crudo’. No a questo scandalo davanti ai nostri figli» scriveva qualcuno. Gli oppositori ai matrimoni gay, che l’altro giorno hanno invaso anche il campo dei Roland Garros, dopo il ritiro hanno esultato: «Versailles e Saint-Cloud città sensibili» è il Tweet di uno. E in risposta: «Bel paese la Francia!».

Nessuno però, né al comune né alla società di distribuzione e meno che mai all’agenzia di pubblicità utilizza la parola «censura». Ma è evidente che di questo si tratta. Vedremo quando il film arriverà in Italia, solo una cosa però è certa: siamo davanti all’ennesima caccia alle streghe, qualcosa che si sperava da queste parti, dove si danno tante belle lezioni di democrazia e di diritti civili al resto del mondo, fosse finita.