Tutto in una notte a Tokio. È il set del nuovo film di Takeshi Miike, Hatsukoi/First Love, un ritorno allo splatter/slapstick che caratterizza gran parte della sterminata produzione dell’autore giapponese. E un ritorno di forma, in partnership con il produttore inglese Jeremy Thomas (13 Assassins, Blade of the Immortal), lo sceneggiatore Myabi Nakamura, il direttore della fotografia Nobuyaso Kita e il compositore Koji Endo. L’accezione miikiana di «primo amore», include prevedibilmente Yakuza, le Triadi, un poliziotto corrotto, un radiologo distratto, alcune teste che rotolano e un inseguimento con automobile in volo che, tutto ad un tratto, si trasforma in cartoon perché, ha spiegato Miike dopo la proiezione, «oggi gli stuntman in Giappone sono rimasti in pochi e sono tutti anziani. Non volevo che con quel volo si facessero male alla schiena».
Leo (Masataka Kubota) è una promessa del pugilato che, dopo un incontro andato male, e una preoccupante visita dal dottore, incappa in una ragazza in fuga da quello che sembra un malintenzionato. È Monica (l’esordiente Sakurako Konishi), venduta dal padre per saldare il debito con una coppia di spacciatori di droga, che la tengono prigioniera a forza di iniezioni di eroina e la sfruttano come prostituta.

LEI STREGATA dall’immagine del papà che le appare in mutande, come una persecuzione, nei momenti peggiori; lui reso invincibile dalla convinzione di aver poco da vivere, i due ragazzi si stagliano su una rete di corruzione fitta e intricata come un labirinto. Ogni gruppo ha i suoi codici, ogni gruppo ha secondi fini, dal piano di un tradimento scaturiscono una catena di errori catastrofici. Miike ci presenta i personaggi con precisione di tratto – e se ne libera subito dopo, spesso in un bagno di sangue e con dispersione di arti. Tutte le strade portano alla dolce, traumatizzata, Monica e a un pacchetto pieno di polvere bianca. Tutti gli inseguimenti, gli equivoci e le vendette portano nelle corsie buie di un immenso ferramenta -set ideale per ogni sorta di agguati e duelli all’ultimo sangue. In uno dei momenti cruciali, la colonna sonora è surrealmente provvista dalla messaggeria del cellulare di Leo. Miike tiene l’acceleratore a tavoletta fino all’alba. Geniale l’ultima in quadratura.