«Sconsiderata», è così che Amnesty International giudica la strategia italiana ed europea di foraggiare con soldi, uomini e mezzi la Guardia costiera libica per salvare e intercettare le imbarcazioni di migranti sulla rotta del mediterraneo centrale, dove quest’anno si è registrato il record dei 2.070 morti in mare.

Secondo Amnesty l’Unione europea ha creato così una «tempesta perfetta» – è questo anche il titolo del rapporto che l’organizzazione umanitaria ha diffuso ieri – mettendo di fatto i migranti in fuga dalle coste libiche in una doppia tenaglia. Da un lato infatti i profughi rischiano la vita in mare nei tentativi di raggiungere la sponda europea, dall’altra vengono ricondotti in Libia, dove li aspetta un trattamento disumano, fatto di torture, stupri, ricattati e venduti come schiavi sessuali o per lavori abbrutenti.

Finanziare e addestrare i guardiacoste libici – come aveva già segnalato negli ultimi giorni sia l’Onu sia Human Right Watch, oltre alle ong che si occupano dei salvataggi in mare – torna a dire Amnesty è una decisione «profondamente problematica» perché – spiega – la Guardia costiera libica è rinomata per i metodi violenti con cui tratta i migranti e anche per le collusioni con i contrabbandieri di esseri umani.

«Lo stato attuale della Guardia costiera libica è assolutamente vergognoso», ha detto senza giri di parole Iverna McGowan, responsabile delle relazioni istituzionali di Amnesty con Bruxelles. Tra l’altro, ricorda, la responsabilità di ciò che succede alle persone che si rivolgono all’Europa per scampare alla tortura e alla morte è dell’esecutivo europeo, non certo delle ong che meritoriamente svolgono una attività di supplenza.

Ma ciò che servirebbe, ribadisce Amnesty, è una «operazione umanitaria multinazionale sotto il controllo dell’Italia», una sorta di missione Mare Nostrum allargata e finanziata direttamente dalla Commissione europea. O almeno, si aggiunge, condizionare i finanziamenti alla Libia al rispetto di standard umanitari e al trasferimento di tutti i migranti salvati in mare alle navi attrezzate per i soccorsi.

Come se non bastasse, dalla Libia stessa arriva una critica di fondo alla strategia del ministro Marco Minniti di potenziale il ruolo della Guardia costiera libica. Proviene dal colonnello Ahmed Al Mismari, portavoce della milizia chiamata Esercito nazionale libico (Lna) al comando del generale Khalifa Haftar, intervistato dall’Agenzia Nova. «Per noi – dice il portavoce di Haftar – l’Italia non è un nemico, ma crediamo che le considerazioni fatte da alcuni italiani siano irrealistiche e di parte. Pensiamo che l’Italia continui a trattarci come una ex colonia, e non vogliamo un simile trattamento».

Il colonnello Mismari fa notare che «Non una singola operazione di emigrazione illegale è avvenuta nelle aree sotto il controllo dell’Lna, dal valico di Musaid con l’Egitto fino a Sirte.I migranti illegali partono dai porti di Misurata, Tripoli, Sabrata e Zuara le cui autorità sono sostenute dall’Italia», cioè il governo Serraj di Tripoli.

Da lì Mismari mette in discussione l’operato dell’ambasciatore italiano Giuseppe Perrone, già dichiarato persona non grata dal parlamento di Tobruk e propone all’Italia di cambiare cavallo e rifornire di aerei, droni e satelliti le truppe di Haftar per controllare le frontiere e «combattere la rete dei trafficanti».