Non solo ospedali: nel mirino dei sauditi ci sono anche le scuole yemenite. La dura accusa alla coalizione anti-Houthi arriva dall’ultimo rapporto di Amnesty International, “I nostri bambini sono bombardati”: almeno cinque raid tra agosto e ottobre hanno avuto come target delle scuole a Sana’a, Hajjah e Hodeidah.

Hanno ucciso 5 civili, ne hanno feriti 14 e hanno costretto 6.550 bambini ad abbandonare gli studi. Sono 1,8 milioni (il 34% del totale) i minori che non vanno a scuola da marzo, quando iniziò l’operazione “Tempesta Decisiva”: da allora mille istituti sono stati distrutti o danneggiati.

Una strategia precisa e non meri errori, dettata da un terrorismo di Stato che colpisce ospedali, non distingue tra combattenti e civili e distrugge le infrastrutture basilari, rendendo impossibile la consegna degli aiuti. Ma Amnesty va oltre: se la responsabilità diretta è imputabile ai sauditi, quella indiretta è occidentale. Compagnie statunitensi e britanniche sono complici dei massacri perché riforniscono gli arsenali del Golfo delle armi usate in Yemen. Il Ministero della Difesa di Londra risponde laconico: «Abbiamo ricevuto assicurazioni che l’Arabia saudita rispetta il diritto internazionale».

Alla guerra che ha già ucciso 6mila persone tenta di trovare una fine l’Onu, presa dal salvaguardare il negoziato che comincerà la prossima settimana a Ginevra tra governo e Houthi. Il timore di un ritiro del fronte anti-sciita è palese, visti i precedenti boicottaggi. L’obiettivo principale, dicono le Nazioni Unite, è una tregua umanitaria che permetta di portare aiuti alla popolazione. Il cessate il fuoco di sette giorni, secondo le parti, dovrebbe cominciare il 15 dicembre.