La parola d’ordine, pronunciata dal ministro delle sviluppo Maurizio Lupi al termine dell’incontro con il titolare dell’Economia, e confermata dalla stesso Pier Carlo Padoan, è che le coperture per lo Sblocca Italia ci sono. O meglio, ci sono quelle che servono per coprire ciò che alla fine resterà nel decreto che insomma, mica è la legge di stabilità, sottolinea Lupi.

Cosa conterrà davvero il provvedimento lo si scoprirà finalmente oggi, ma intanto Padoan intervistato al Tg2 – dopo le voci sui suoi altolà degli scorsi giorni, indirettamente confermate dalla cautela di altri ministri compreso Lupi – non si sbilancia: «Ci sono le coperture dove servono e ci sono molte regole che sbloccheranno investimenti pubblici e privati», spiega.

Ieri i tecnici dei ministeri hanno lavorato tutto il giorno per limare il testo e ancora lavoreranno questa mattina (ci sono «troppe cose aperte», spiegano). Si cercano soldi in tutti i modi e ieri si è pure ipotizzato di consegnare la posta un giorno sì e uno no, per risparmiare. Ancora massima incertezza dunque sul provvedimento che arriverà oggi in consiglio dei ministri per uscirne con una consistenza molto meno corposa rispetto a quanto inizialmente previsto. E nonostante le rassicurazioni – in realtà piuttosto vaghe – di Lupi e Padoan, ancora non è definita l’entità delle risorse che saranno messe sul piatto e dove andranno. Per aprire nuovi cantieri dovrebbero essere confermati circa 4 miliardi (1,2 dal fondo revoche del ministero delle Infrastrutture e 2,5 dal Fondo sviluppo e coesione). Incerta invece la sorte dell’ecobonus.

Nel corso del vertice tra ministri al quale è intervenuto lo stesso Renzi, si sarebbe ragionato su un indice «leggero» di dieci punti. Insomma, il testo definitivo del decreto potrebbe arrivare dopo il varo effettivo da parte del cdm.
Tra i punti che dovrebbero restare nel provvedimento, un primo taglio alle partecipate. Per le infrastrutture, si punta sui privati, perché in mancanza di soldi investano loro. Il governo pensa a una riduzione a 50 da 200 milioni della soglia di ammissione al credito di imposta su Ires e Irap. Puntando così su incentivi i e semplificazioni per sbloccare le opere.

Nel pacchettino ci sarebbero poi 220 milioni per il made in Italy (130 per il 2015, 20 per il 2016 e 40 per il 2017) mentre per le tlc si prevede uno spostamento di risorse dal fondo banda larga al fondo ultra banda larga, insomma, la coperta è corta. Si punta alle semplificazioni anche per le misure sull’energia. E per Bagnoli, nessuna novità.