Una sedia vuota come sindaco. È quello che succede in una delle città più importanti e prestigiose d’Italia. Da cinque anni Venezia e Mestre sono governate da una sedia vuota.

Una sedia vuota che rischia di vedere riconfermato fra pochi giorni il suo ruolo di sindaco, addirittura al primo turno. La sedia è vuota perché colui che dovrebbe occuparla rifiuta il confronto con gli altri candidati.

Un segno di arroganza, di supponenza, ma forse anche di una consapevole mancanza di argomenti, di un senso di inadeguatezza evidente in ogni occasione, oltre che di un carattere tendente all’irascibilità.

Tutti i dibattiti che hanno messo a confronto i candidati delle varie liste, dibattiti su temi cruciali come quelli che da decenni affliggono la città (turismo di massa, politiche sulla residenzialità inesistenti, la sicurezza diventata assoluta emergenza in alcune zone di Mestre) sono stati puntualmente disertati dal sindaco in carica.

La campagna elettorale è uno dei momenti più alti e nobili che la democrazia ci offre, è il luogo del confronto di programmi e di idee, è la migliore opportunità che abbiamo noi cittadini per compiere le nostre scelte. Il sindaco-imprenditore Brugnaro la sedia l’ha lasciata spesso vuota già durante la sua prima campagna elettorale del 2015 e fin dai primi giorni della sua elezione ha dimostrato subito di avere una visione strana della democrazia. I suoi primi atti da neo sindaco sono stati censori, ha cancellato una mostra sulle grandi navi del fotografo Gianni Berengo Gardin a Palazzo Ducale e fatto togliere dei libri gender dalle scuole materne. Un biglietto da visita che la diceva lunga.

La sedia è rimasta vuota spesso anche a Ca’ Farsetti, il municipio di Venezia, nei cinque anni della legislatura. Niente confronto con l’opposizione, se non, le rare volte, con insulti più o meno pesanti. Il dibattito, inutile e sconosciuto. Per cinque anni la cantilena è stata: colpa di quelli di prima. E la sedia vuota si è riverberata anche in città, una città abbandonata a se stessa, Venezia nel caos del turismo selvaggio e distruttivo, Mestre con centinaia di negozi fantasma, sfitti, vuoti e diventata in questi ultimi anni la capitale nazionale dello spaccio di eroina, con il numero più alto di morti per overdose.

Di tutto questo avremmo voluto sentirlo parlare da quella sedia lasciata invece colpevolmente vuota. Avremmo voluto vederlo in un confronto finalmente serio con il suo avversario del centrosinistra, Pierpaolo Baretta, veneziano, sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, che tutti questi argomenti li sviscera puntualmente e approfonditamente a ogni appuntamento della sua campagna elettorale fatta di nuovo sul territorio, per strada. Ma accanto a sé, ha sempre avuto una sedia vuota. Peccato, perché la sedia vuota, potesse parlare, dovrebbe spiegarci il motivo, dopo essere stata eletta, cinque anni fa, da indipendente – né di destra, né di sinistra, ripeteva incessante – di una lista civica che portava il suo nome e con i voti della destra però solo al ballottaggio, dovrebbe spiegarci per quale motivo sia oggi invece alleata fin dal primo turno con Lega e Fratelli d’Italia. Vi chiederete a questo punto come possano i veneziani votare per una sedia vuota, come possa una sedia vuota essere eletta addirittura al primo turno.

Nel 2015 la vittoria venne sancita dal 26% degli aventi diritto al voto. Stravinse l’astensionismo, oltre il 50%. Premesso che questa è, ovunque, l’epoca dove a sedurre le masse sono i più inadeguati, quelli che la sparano più grossa, che parlano per slogan, bisogna ammettere che tale seduzione è diffusa anche in chi non li voterà mai.

In giro per la città si sente ripetere “Tanto c’è poco da fare, vince lui”, oppure “Lo conoscono tutti e l’altro no”, o anche “È pieno di soldi, sta facendo una campagna elettorale faraonica”. Tutti motivi che poco o nulla hanno a che fare con le scelte di voto. È una specie di seduzione riflessa. “Inutile anche andare a votare”, è la conseguenza definitiva. E invece sarebbe sufficiente poco, un semplice gesto di democrazia, stavolta sì il più importante e decisivo: basterebbe andare tutti a votare per qualcuno ben più adeguato e capace di invertire la rotta rassegnata e ineluttabile in cui è avviluppata Venezia. Basterebbe questo per farla finalmente occupare da un sindaco vero, quella sedia vuota.