«Aspettiamo le amministrative». Dalla segreteria del Pd ai vertici di Fi la parola d’ordine, dopo il crollo dell’accordo a 4 sulla riforma elettorale è stata questa. Ma stavolta per capire le indicazioni offerte da una decina di milioni di elettori bisognerà spulciare i risultati con cura meticolosa.

Forse mai prima d’ora una importante tornata di elezioni amministrative era stata altrettanto confusa, con alleanze a geometrie variabili e spesso in contraddizione le une con le altre. Proprio perché le elezioni di oggi rispecchiano il caos e la confusione che imperano sovrani al centro come nelle periferie, i partiti cercheranno di trarne indicazioni in vista delle prossime elezioni politiche.

Il Pd cercherà di cogliere il polso della situazione non guardando alle grandi città, come di prammatica, ma al voto sparpagliato sul territorio vasto, «alla campagna» si potrebbe dire.

La vittoria a Palermo è prevista ma non farà testo. Leoluca Orlando, lì al quinto mandato, è ormai una specie di istituzione sostenuta da tutta la sinistra.

A Genova la sfida è più rilevante. Con Rossi Doria che ha scelto di non correre e il suo assessore alla Protezione civile Crivello che lo rimpiazza, la sfida sarà contro il centrodestra unito a sostegno di Marco Bucci, uomo del governatore Toti, cioè del principale sponsor di una nuova alleanza con la Lega all’interno di Forza Italia.

Per la destra il test è davvero fondamentale, dal momento che ne dipenderà almeno in parte la scelta di Arcore a favore o contro una nuova coalizione di centrodestra alle politiche.

Per il Pd però lo è di meno, sia perché la giunta Rossi Doria era una realtà anomala, sia, soprattutto, perché a Genova il risultato sarà in una certa misura falsato dal disastro combinato dall’M5S, che arriva alle urne addirittura con 3 candidati: Marika Cassimatis, la scomunicata da Grillo, Putti, eletto a suo tempo consigliere a cinque stelle e oggi sostenuto da una parte della sinistra e Luca Pirondini, il candidato ufficiale, sconfitto alle primarie da Cassimatis ma ripescato dal capo.

Allo stesso modo, farà poco testo Parma, dove M5S è praticamente scomparso e la sfida è tra l’eretico Pizzarotti, a suo tempo il primo sindaco a cinque stelle, e il rivale di centrosinistra Paolo Scarpa, col primo che parte avvantaggiato ma non tanto da sfondare al primo turno.

L’esito delle città sarà comunque centrale. Per il Pd perdere la rossa Genova sarebbe una mazzata, mentre per il centrodestra unito la vittoria rappresenterebbe un argomento di peso a favore del rifidanzamento con la Lega.

Ma per capire gli umori del Paese, verificare quanto M5S sia stata penalizzato dalle divisioni e dagli errori commessi e vagliare lo stato di salute del Pd nella seconda era Renzi bisognerà guardare ai risultati sparpagliati e disseminati, certo meno vistosi ma in definitiva più indicativi in vista delle politiche.