Sei milioni di israeliani andranno oggi alle urne per il rinnovo di consigli comunali e regionali. La campagna elettorale è stata sottotono sebbene il voto rappresenti un test per il possibile anticipo delle consultazioni politiche previste nel 2019. Non si prevedono sorprese a Tel Aviv e Haifa dove si ripresentano i sindaci uscenti Ron Huldai e Yona Yahav che con ogni probabilità saranno riconfermati.

Più incerto sarà l’esito della contesa a Gerusalemme, al centro dell’attenzione dopo il riconoscimento della Città Santa come capitale di Israele fatto circa un anno, in violazione del diritto internazionale, da Donald Trump. Gli Usa a maggio, inoltre, hanno trasferito l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. La sfida è tra diversi candidati. I sondaggi dicono che il favorito è Zeev Elkin, attuale ministro per Gerusalemme. Elkin, un sionista religioso, ha annunciato un’agenda persino più nazionalista di quella messa in atto in questi anni dal sindaco uscente Nir Barkat.

Come sempre sarà decisivo il voto degli ebrei haredim, gli ultraortodossi. Invece boicotteranno le urne, come hanno sempre fatto dal 1967 quando Israele ha occupato la zona araba di Gerusalemme, gli abitanti palestinesi, circa il 30% degli aventi diritto al voto.