Oggi i cittadini greci sono chiamati a votare per il primo turno delle amministrative e per due referendum sulla privatizzazione del servizio idrico. A una settimana delle europee, le urne odierne sono un crash test sia per il governo neoliberale di Antonis Samaras (leader di Nea Demokratia, in Europa col Ppe) sia per Syriza, il partito della sinistra radicale guidato da Alexis Tsipras. Il premier conservatore si presenta ottimista: «Il paese si trova ormai sulla strada della ripresa economica».

Dopo sette anni di recessione e l’applicazione di tre programmi «lacrime e sangue», finalmente i numeri sono buoni. In evidenza il surplus primario nel 2013, considerato un «segno di un grande progresso delle sue finanze pubbliche» da Simon O’Connor, portavoce della Commissione Ue. Che questo avanzo primario sia pari a 1,5 miliardi di euro, come affermano a Bruxelles, oppure a 2,3 miliardi, come sostiene Samaras, sembra non aver importanza in questo momento. Quello che conta, a sentire il presidente della Commissione José Manuel Barroso, schierato a fianco del «coraggioso» governo attuale, è proprio «il cambiamento di clima». La Grecia parrebbe tornata a crescere: nel 2014 dello 0,6%, mentre nei due anni successivi è previsto un aumento, rispettivamente, del 2,9% e del 3,7%.

Numeri che l’esecutivo ellenico non si stanca di ripetere, ma che appaiono in pieno contrasto con la crisi umanitaria che vive il paese: impoverimento di centinaia di migliaia di persone, frantumazione del welfare state, carenza di farmaci, licenziamenti nel settore pubblico e privato (da ultimo: 180 dipendenti del ministero dei beni culturali), taglio di stipendi e pensioni. La disocupazione continua a crescere (oltre il 28%, record Ue), e migliaia di giovani emigrano all’estero. E i suicidi continuano.

I dati sbandierati dal governo, in realtà, sono il frutto della finanza creativa. Per il surplus primario, ad esempio, il ministero dell’economia ha escluso dal calcolo del saldo tra entrate e uscite non solo il pagamento degli interessi sul debito, ma anche la spesa sociale e quella delle amministrazioni locali. In più hanno tagliato gli investimenti (meno 1,3 miliardi), hanno rallentato la restituzione dei crediti fiscali per 683 milioni di euro su 1,8 miliardi, aumentando contemporaneamente la pressione fiscale sia sulle imposte dirette che indirette.

Certo la troika (Fmi, Commissione Ue, Bce) e l’eurostat non hanno reagito. Non tanto perché questo avanzo primario ritorna sotto forma degli interessi alle tasche dei creditori internazionali (soltanto 500 milioni di euro è stato restituito a coloro che più hanno sofferto l’austerity), ma soprattutto per il fatto che il nemico numero uno per loro, è la sinistra radicale, Syriza, che secondo tutti i sondaggi vincerà le prossime elezioni politiche. E a Bruxelles non vorrebbero per nessun motivo un interlocutore scomodo al governo di Atene.

Che la situazione sia difficile per il governo lo ha ammesso pure il leader socialista Evanghelos Venizelos, partner del governo di coalizione, secondo il quale la stabilità governativa passa attraverso il risultato che otterrà alle prossime elezioni la lista Elia (Ulivo) di cui fa parte il Pasok. «Se Elia non otterà un risultato soddisfacente, il governo di coalizione finirà» ha sottolineato senza scrupoli Venizelos, provocando la reazione dei partiti dell’opposizione che lo hanno accusato di voler ricattare l’elettorato.

Dall’altra parte, Tsipras, candidato della Sinistra europea alla presidenza della Commissione Ue, non perde occasione per denunciare non solo il governo di Samaras, ma anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, mettendo in evidenza le responsabilità della Ue nella grave crisi che attanaglia Atene.
Al di là di riferimenti generici, in questa campagna elettorale non si parla realmente né delle amministrazioni locali, né della Ue. A causa della crisi generalizzata e dei radicali cambiamenti che sta provocando nella società ellenica, si sta registrando un clima di polarizzazione dovuto anche al ruolo subdolo dei media mainstream e sopratutto dei canali privati, favoriti dal governo prima e soprattutto dopo la sua decisione illegittima di chiudere la radio-televisione pubblica (ERT).
L’ultimo sondaggio d’opinione condotto dalla società Gpo tra l’8 e il 12 maggio, per conto della tv privata Mega, prevede tra una settimana una vittoria di misura di Syriza su Nea Demokratia: 21,5% contro il 21%. Segue al terzo posto la nuova formazione centrista To Potami (Il Fiume) con l’8,5%. I nazisti di Alba Dorata sono al 7,5%, il Partito Comunista (Kke) al 7% ed Elia (Ulivo)con il 6%. Per quanto riguarda le elezioni generali – nell’ipotesi in cui si svolgessero insieme alle europee – le cose cambiano leggermente. Nea Demokratia passa in testa nelle preferenze dei greci con il 24,5% contro il 23,1% di Syriza. A seguire gli altri, con Alba Dorata al 6,9%.

Alla domanda su quale sarebbe il miglior premier, il 44,6% ha risposto l’attuale primo ministro Samaras contro il 29% che preferisce Tsipras. Il 24,7% degli intervistati ha risposto «nessuno dei due».