«È stato portato a termine un lavoro complesso e serio, che ha fatto emergere le carenze nella prevenzione». Sono le parole del procuratore capo di Ivrea, Marco Ferrando, pronunciate alla chiusura dell’inchiesta sulle morti per amianto negli stabilimenti della Olivetti. Tra gli indagati, 39, alcuni nomi di peso: Carlo, Franco e Rodolfo De Benedetti e Corrado Passera. Il capo d’imputazione è omicidio colposo. Per Roberto Colannino si procede, invece, per lesioni colpose.

L’inchiesta ha preso avvio da un’indagine della Asl locale e si è occupata della morte di 14 persone, colpite da mesotelioma pleurico o peritoneale, e della gravissima malattia che ha colpito una quindicesima. Si tratta di ex dipendenti dell’azienda informatica di Ivrea, addetti – tra la fine degli anni ’70 e i primi Duemila – a diverse mansioni negli stabilimenti del Canavese: montaggio delle macchine per scrivere, manutenzione delle macchine utensili, verniciatura. Lavoravano nelle sedi di Scarmagno, San Bernardo o alle Officine Ico, dove nei reparti si utilizzava talco contaminato con amianto (la tremolite), utile a far scorrere i cavi nelle guaine a loro volta rivestite con protezioni isolanti in fibre di amianto. Secondo le indagini le fibre killer si sarebbero anche disperse in altri ambienti, compresa la mensa del comprensorio di via Jervis. O nel Palazzo degli uffici, come nel caso sospetto di un’impiegata ammalatasi di mesotelioma. Per il procuratore capo, «situazioni che potevano e dovevano essere conosciute, e che avrebbero dovuto determinare un impiego di risorse per far fronte al pericolo».

Carlo De Benedetti è interessato dall’inchiesta in qualità di ad e presidente Olivetti dal 1978 al 1996; il fratello Franco come amministratore delegato dal 1978 al 1989, di vicepresidente dal 1989 al 1992 e di consigliere d’amministrazione fino al 1993; il figlio Rodolfo come consigliere d’amministrazione dal 1990 al ’97. L’ex ministro Passera come consigliere d’amministrazione dal 1990 al ’96 e ad dal ’92 al ’96. Colaninno è stato ad dal ’96. Tra i nomi eccellenti, Camillo Olivetti, indagato nella veste di ad fra il ’63 e il ’64 e di membro del cda fino all’81.

Ieri l’ingegnere Carlo De Benedetti ha ribadito la propria estraneità ai fatti contestati, sottolineando di aver «sempre prestato attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori». Per il segretario torinese della Fiom Federico Bellono «né il nome dell’azienda né quello degli indagati possono frenare l’accertamento delle responsabilità in una vicenda tragica le cui conseguenze sono tutt’altro che concluse».