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Amhara in fiamme: rischio di una guerra civile etnica

Amhara in fiamme: rischio di una guerra civile etnicaSoldati dell'esercito regolare etiopie – Ap

Etiopia Scontri in corso tra milizie Fano ed esercito regolare dal 2 agosto, domenica la strage peggiore: 26 manifestanti uccisi in un raid aereo

Pubblicato circa un anno faEdizione del 17 agosto 2023

La voce concitata arriva da Bahir Dar capitale dello Stato di Amhara in Etiopia (30 milioni di persone): «Ci sono combattimenti nelle strade, tutti i negozi sono chiusi, non si può uscire», racconta al manifesto Aberash, una piccola imprenditrice. Gli scontri sono iniziati il 2 agosto scorso, tra le milizie amhara «Fano» e l’esercito federale etiope.

Fano, in amarico, può essere tradotta come combattenti volontari, un vocabolo popolare negli anni ’30, quando i combattenti volontari si unirono all’esercito dell’imperatore Haile Selassie contro gli invasori italiani.

NEI PRIMI GIORNI i ribelli hanno preso il controllo di tre città (Gondar, Lalibela e Dessie), in tutta la regione vi sono state interruzioni di corrente elettrica e internet e i voli negli aeroporti sono stati interrotti. Il presidente della regione di Amhara, Yilkal Kefale, ha dichiarato che i disordini stanno causando ingenti danni umani, sociali ed economici: «È diventato difficile controllare la situazione con i normali mezzi legali, per questo abbiamo chiesto ad Addis Abeba di intervenire».

Così dal 4 agosto il primo ministro Abiy Ahmed ha dichiarato lo stato d’emergenza nella regione. Ciò ha posto Amhara sotto il controllo de facto dei servizi di sicurezza. La regione è stata divisa in quattro posti di comando, sotto il controllo di un comitato presieduto dal capo dell’intelligence Temesgen Tiruneh.

Il pesante dispiegamento di truppe è stato sostenuto dalla forza aerea. Domenica, secondo quanto riferito dalla Bbc, un attacco aereo sulla città di Finote Selam ha ucciso almeno 26 persone durante una manifestazione antigovernativa. Secondo la Commissione etiope per i diritti umani (Ehrc), «vi sono state uccisioni di civili, prigioni e stazioni di polizia nella regione sono state violate, armi e munizioni sono state saccheggiate e detenuti in custodia cautelare e prigionieri sono fuggiti. Uccisi anche diversi funzionari governativi».

LA CONFERENZA episcopale cattolica dell’Etiopia ha lanciato un appello ai contendenti affinché fermino immediatamente le violenze e risolvano i problemi attraverso il dialogo: «Molti sono stati uccisi nella recente guerra nel nord del nostro Paese, siamo addolorati nell’apprendere che un’altra guerra è iniziata prima ancora di assaporare i risultati della pace».

Le tensioni nella regione erano iniziate già ad aprile dopo che il governo aveva annunciato di voler smantellare le unità paramilitari create da molti Stati regionali negli ultimi quindici anni. Ma le violenze sono esplose, secondo fonti locali, a seguito di un’operazione dell’esercito federale mirata ad allontanare i combattenti di Fano da alcune aree.

Il fatto è, spiega Aberash, che prima di tutto «gli amhara non si sentono difesi dall’esercito federale. Nella vicina regione di Oromia molti sono stati uccisi, cacciati dalle loro case, le loro attività economiche sono state prese da altri». E gli amhara si sentono minacciati dagli altri vicini tigrini. Ovvero la seconda faglia di tensione: i territori contesi con la regione del Tigray (appena uscita da due anni di guerra).

Qui la situazione è delicatissima perché ogni pezzo di terra dato ad Amhara è sottratto al Tigray e viceversa e il governo non vuole aprire nuovi contenziosi che potrebbero riaprire il conflitto tigrino: le guerre per il controllo degli altopiani sono state una caratteristica della storia violenta dell’Etiopia. La terza faglia è l’integrazione delle milizie Fano nell’esercito regolare.

FONTI LOCALI riferiscono al manifesto che in Oromia l’esercito federale «bussa porta a porta dove abitano gli amhara per cercare complici di Fano e tantissimi finiscono in prigione. Ormai ci sono tutte le condizioni perché scoppi una guerra civile su basi etniche che sarebbe, dopo i due anni di guerra in Tigray, devastante. La gente sostiene Fano, non puoi combattere contro il popolo».

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