Donald Trump si vanta spesso della sua abilità nell’uso dei social media. Giovedì sera, una delle nemesi più odiate dal presidente, e l’uomo più ricco del mondo, catturava l’attenzione globale in un format vagamente più old fashion e più prosaico di Twitter.

Jeff Bezos, padrone di Amazon e del Washington Post, ha usato – non le pagine del suo quotidiano – ma un semplice blog post, per accusare l’editore di tabloid American Media di minacce e tentativo di estorsione. Il lungo, dettagliato, testo di Bezos, culmina il crescendo di settimane di un cocktail di cronaca rosa, intrigo politico, new media e trash media, condito di personaggi letterari come Gavin de Becker (leggendaria guardia del corpo, investigatore e fixer delle star) e il cui fetido aroma punta all’odierna Casa bianca.

IN QUELLA REALTÀ PARALLELA che è l’America di oggi, tutti gli scandali portano a Trump. «La storia» inizia – poco dopo l’annuncio del divorzio di Jeff Bezos dalla consorte, MacKenzie – con la pubblicazione sul National Enquirer di 11 pagine di foto, messaggini e indiscrezioni sull’infuocato affaire tra Bezos e Lauren Sanchez, ex conduttrice del programma Fox, So You Think You Can Dance, e moglie del Ceo dell’agenzia hollywoodiana Wme, Patrick Whitesell.

Per chi non lo ricordasse l’Enquirer è il tabloid che mise fine alla carriera politica del candidato presidenziale John Edwards, sorprendendolo con l’amante all’Hilton di Los Angeles. In genere, però, il coverage del National Enquirer predilige tradimenti, avventure sessuali e bizzarrie più o meno autentiche del mondo dello spettacolo, con un affinità particolare per i suoi bassifondi. Solo più recentemente, l’Enquirer, il suo editore, American Media, e il suo proprietario, David Pecker sono stati associati ai vertici della politica Usa.

PECKER, UN VECCHIO AMICO di Trump, e la sua casa editrice, sono stati infatti identificati tra i conduit usati per insabbiare le relazioni extraconiugali del presidente Usa con la modella di Karen McDougal e la pornostar Stormy Daniels, nelle testimonianze del legale di Trump, Michael Cohen.

Mesi fa, American Media ha firmato un accordo con la magistratura federale, per l’immunità, in cui ammette il coinvolgimento nei pagamenti «ai fini di influenzare le elezioni».
La possibilità che le alleanze e politiche di Pecker abbiano influito sulla pubblicazione di particolari della vita privata di Bezos (una mossa per rientrare nelle grazie della Casa bianca?) è tutt’altro che remota. Sollevata in un articolo del Washington Post («Amazon Post» nel vocabolario trumpiano) questa teoria è diventata l’oggetto di un’investigazione di de Becker, capo della sicurezza di Bezos, incaricato di scoprire come il National Enquirer sia entrato in possesso di corrispondenze private del suo boss.

NEL COLORITO BLOG POST, il capo di Amazon introduce una lettera dei legali di American Media in cui gli si chiede di dichiarare che l’articolo dell’Enquirer sulla relazione con Sanchez non è politicamente motivato, previo la pubblicazione sull’Enquirer di altri messaggini e foto incriminanti -tra cui un selfie dei genitali bezosiani. Alla minaccia, la risposta che dà il titolo al blog: «No Grazie Mr. Pecker». «Certo che non voglio che foto personali siano pubblicate. Ma non voglio nemmeno assecondare le loro note pratiche di ricatto, favoreggiamenti, attacchi politici e corruzione», ha scritto il capo di Amazon.
Concludendo con un’immagine vivida: «Preferisco alzarmi, dare un calcio a questo pezzo di legno e vedere cosa striscia fuori da lì sotto».

Tra gli aspetti succosi della vicenda: il fratello di Lauren Sanchez, Michael, ha forti legami con Roger Stone e Carter Page, alleati di Trump e implicati fino al collo nell’inchiesta di Robert Mueller.