«Alcune delle più grandi storie ancora mai raccontate sono proprio quelle più vicine alla nostra Storia collettiva», ha detto Steven Spielberg alla conferenza stampa di presentazione del suo The Post, spiegando l’insolita decisione di abbandonare un film già in post produzione – Ready Player One, che uscirà l’anno prossimo – per dedicarsi a una sceneggiatura di Liz Hannah propostagli dalla produttrice Amy Pascal.

La vicenda cioè della divulgazione dei Pentagon Papers, che nei primi anni Settanta espose all’opinione pubblica americana molti segreti governativi sull’intervento in Vietnam: i suoi reali scopi (tra i quali il contenimento della Cina), le azioni di guerra intraprese senza che i cittadini ne venissero informati, l’estensione del conflitto al Laos e alla Cambogia.

I Pentagon Papers – il nome con cui divennero noti dopo la loro divulgazione – non coinvolgevano in prima persona Richard Nixon, il presidente in carica quando furono resi pubblici: erano stati commissionati in gran segreto nel 1967 dal Segretario della Difesa Robert McNamara – che li tenne nascosti anche al presidente Lyndon Johnson – a un gruppo di studiosi civili e militari.

E tra questi c’era Daniel Ellsberg (nel film di Spielberg Matthew Rhys), che proprio in quegli anni divenne un fiero oppositore del conflitto in Vietnam e per questo fece numerose copie dei documenti top secret a cui lui stesso aveva lavorato.
Degli estratti di quel dossier che gettava una luce sinistra sull’operato del governo americano furono inizialmente pubblicati dal New York Times, e a breve distanza dal Washingon Post per decisione dell’editrice – la prima nella storia statunitense – Katharine Graham e del redattore Ben Bradlee, entrambi protagonisti anche dell’inchiesta sullo scandalo Watergate di Bob Woodward e Carl Bernstein che portò alle dimissioni del presidente Nixon.

Interpretato in The Post da Tom Hanks, Bradlee è infatti anche uno dei personaggi di Tutti gli uomini del presidente di Alan J. Pakula, dove a vestirne i panni è Jason Robards.
E fu proprioRichard Nixon, consigliato da Kissinger in un momento in cui l’ostilità dell’opinione pubblica verso la guerra era al suo apice, a fare in modo che Ellsberg venisse portato in tribunale per aver divulgato documenti segreti, e a cercare di fermare le pubblicazioni dei Papers da parte del NY Times e del Washington Post con un’ingiunzione federale – uno scontro che sfocerà poi nello storico verdetto della Corte Suprema in favore dei giornalisti e delle loro testate.

Èd è proprio l’attualità di questo conflitto tra stampa e governo, dice Spielberg, ad averlo spinto a realizzare in pochissimo tempo The Post: «Alle volte accade che degli eventi negativi si ripetano due volte» ha detto infatti il regista con un chiaro riferimento all’animosità dell’attuale presidente degli Stati Uniti – sfociata ripetutamente in scontro aperto -nei confronti della libertà della stampa.