Un nuovo disco firmato dal bluesman statunitense è sempre una notizia di rilievo. Ancor più se si analizzano contenuti e contesto. Harris nel corso del tempo ci ha abituati ad un lungo peregrinare nei caratteri tradizionali del mondo african american. In un punto a metà tra Olu Dara e Taj Mahal, ha trovato un proprio stile, prendendosi la responsabilità di narrare nel tempo con cura e a suo modo, le radici artistiche da cui proviene. Sensibile alla contemporaneità, da questa ha sempre preso ispirazione. E lo ha fatto anche stavolta, con un disco di blues acustico e rurale, concepito e registrato ad Atri, in Abruzzo, dove è stato residente per qualche tempo. Nella rilassata e intensa seduta di registrazione dove include classici del downhome anche pre-bellico (You Gonna Quit Me Baby), trova spazio per guardare alle vicende degli Usa di Trump, includendo con delicatezza una title-track inquietante e prorompente, grazie ad un ossessivo incedere maliano. Che brilla ulteriormente (Mama Africa), mentre bilancia il tutto con andamenti leggeri (Afton Mountain Blues; Some Of These Days) che permettono al lavoro di essere in simultanea ricco di contenuti e di facile fruizione.