Raddoppiano i Verdi e fa un passo in avanti la Linke, mentre si sfasciano i democristiani (costretti a fissare già al 25 aprile il congresso straordinario) e i socialdemocratici si confermano come primo partito ma lasciano per strada oltre il 6,5% dei voti conquistati alle scorse elezioni.

Peggio dell’ultra-destra di Alternative für Deutschland, costretta (dall’eco locale della strage neonazista di Hanau) ad arretrare di quasi un punto eppure capace di superare la soglia di sbarramento al Parlamento. Da cui resta fuori, invece, la candidata governatrice di Fdp, travolta dall’ombra indelebile dello scandalo del governo “liberal-fascista” della Turingia, che anche nella città anseatica ha fatto scendere in piazza migliaia di tedeschi.

Il giorno dopo il voto, la conta definitiva delle schede restituisce la conferma della coalizione rosso-verde alla guida della seconda metropoli della Bundesrepublik.

LA «ROCCAFORTE» Amburgo non è caduta. Ma solo perché i Grünen hanno raggiunto l’incredibile quota del 24,2% e la sinistra «social-comunista» è riuscita a convincere più del 9% degli amburghesi (+0,6% rispetto a un lustro fa) a barrare la croce su Cansu Özdemir, classe 1988, leader di origine curda della Linke nella Città-Stato. Solo così 100 mila «ex astenuti» si sono trasformati in altrettanti voti per i rosso-verdi, di cui quasi la metà per gli ambientalisti.

Non esattamente la vittoria a misura dalla Spd, che incassa appena il 39% dei consensi (dal 45,6% nel 2015) raccolto dal borgomastro Peter Tschentscher, 54 anni, erede della «destra» socialdemocratica incarnata a livello federale dall’ex sindaco Olaf Scholz, (soprannome: «lo sceriffo rosso di Amburgo») attuale ministro delle Finanze e vicecancelliere della Grande coalizione di Berlino.
La candidata dei Verdi, Katharina Fegenbank, 42 anni, vicesindaca negli ultimi cinque anni, ha gonfiato l’anima ecologista della sua giunta dal 12,3% a quasi il doppio. Nel nome della «svolta green» che permetterà pure di salvare i posti di lavoro del primo porto della Germania, secondo il programma che più di ogni altro ha fatto presa in campagna elettorale.

MA RESTA SINTOMATICO, in parallelo, il voto dei giovani che ad Amburgo ha compreso anche i sedicenni: sotto i 30 anni un elettore su tre ha scelto la candidata dei Verdi (contro il 26% della Spd) mentre il 15% ha preferito la leader della Linke e appena il 3% ha contribuito all’entrata di Afd in Parlamento. Nella fascia over-60 invece ha tenuto lo «zoccolo duro» soprattutto dei pensionati che per il 56% ha votato per i socialdemocratici.

ANALISI IMPIETOSE, di riflesso, nella Cdu del candidato Markus Weinberg, responsabile della più grande sconfitta elettorale nella storia del suo partito ad Amburgo: 11,2% è il picco minimo che – dopo la recente «batosta» in Turingia – impone la convocazione del congresso straordinario da parte della segretaria Annegret Kramp-Karrenbauer. Avrebbe preferito trascinare la «transizione» fino all’inizio dell’estate, ma secondo le anticipazioni della stampa il 25 aprile è la data già segnata sul calendario dei cinque sfidanti per la sua successione, che saranno anche i candidati al “dopo Merkel” nell’autunno del 2021.

Mentre Afd ufficialmente festeggia lo scampato pericolo: con il 5,3% siederà al Landtag per il rotto della cuffia: forte dei 42 mila voti sbandierati ieri dallo Spitzenkandidat Dirk Nockemann, che si è dimenticato, però, di precisare che si tratta di 2 mila in meno rispetto al 2015. Un problema personale dato che il capo di Afd a Berlino, Georg Pazderski, ha anticipato di volere «tracciare una linea ancora più marcata verso destra»: una riga che passa dritta sulla sua testa: Nockmann era considerato l’uomo del possibile «dialogo» con il mondo ambientalista.

In questa cornice la Spd e i Verdi hanno da soli la maggioranza per governare Amburgo i prossimi cinque anni: i socialdemocratici conquistano 50 seggi e i Verdi 31; ben oltre i 61 deputati che garantiscono la tenuta della giunta, e 16 in più della scorsa legislatura.

Per questo l’ex sindaco Scholz si dice «felicissimo del risultato», mentre il co-segretario nazionale dei Verdi, Robert Habeck definisce «fantastico» il boom del suo partito «secondo solamente alla storica vittoria nel Baden-Württemberg», e Bernd Riexinger, co-leader della Linke sottolinea il vero punto politico delle urne anseatiche: «il chiaro vantaggio numerico dell’area di sinistra rispetto alla destra».