Neanche un estate terribile, con siccità e incendi senza pari, e gli ennesimi studi delle più importanti istituzioni scientifiche sugli impatti dei cambiamenti climatici, sono riusciti a cambiare una costante della politica italiana.

Per cui questi temi sono utili da citare nei discorsi, ma quando si arriva alle decisioni importanti da rimettere nel cassetto. Come per la Legge di Stabilità approvata dal Governo Gentiloni, ora in Senato, che rinvia ogni decisione importante con la solita scusa: i margini della manovra sono limitatissimi e occorre trovare spazio per altre priorità.

Eppure questo modo di ragionare non è solo controproducente, perché tutti i dati, a partire da quelli occupazionali, dimostrano che investire in questa direzione conviene.

Ma risulta soprattutto falso.

Perché esistono le risorse nel grande bilancio dello Stato italiano per non dover rinviare ancora, ma bisogna avere il coraggio di aggredire finalmente rendite insopportabili, a danno dell’ambiente, che impediscono una corretta gestione di beni naturali e comuni.

Qualche esempio?

Il referendum sulle trivelle ha reso evidente un autentica follia italiana, per cui le royalties per le estrazioni di petrolio e gas in Italia sono tra le più basse del Mondo e, con la beffa, che quanto le compagnie pagano alle Regioni lo possono dedurre dalle tasse.

Oppure la vergogna per cui i canoni che le aziende pagano per imbottigliare l’acqua sia pari in Italia mediamente a 0,1 centesimi per litro quando il prezzo di vendita può anche essere di mille volte maggiore? O perché nel nostro Paese chi gestisce cave paghi mediamente un canone pari al 2% del prezzo finale e in alcune Regioni è addirittura gratis.

Stiamo parlando di beni pubblici la cui gestione oggi produce guadagni privati e rilevanti impatti sull’ambiente. Legambiente è partita da qui per mettere in fila le proposte per la Legge di Stabilità e dimostrare che è possibile muovere quasi un miliardo di euro all’anno di investimenti in innovazione, riqualificazione ambientale e green jobs a partire già dal 2018.

Perché se si guarda con attenzione dentro il bilancio dei Ministeri, ci si rende conto che interessi privati e collusioni con pezzi dello Stato hanno creato delle evidenti assurdità non più accettabili.

Come il fatto che le autostrade – pagate con soldi pubblici e ripagate come investimento ormai da molti anni – generino diversi miliardi di euro all’anno di pedaggi che rimangono nelle casse dei concessionari mentre mancano le risorse per recuperare i ritardi che le nostre città scontano nelle dotazioni di metropolitane e tram.

Si tratta di risorse che vanno alla rendita di pochi e danneggiano l’ambiente, e che possono diventare investimenti nell’interesse generale.

Ad esempio che consentano di individuare le risorse che oggi mancano ai Comuni per rendere sicuri i territori da alluvioni e inondazioni o per la riqualificazione antisismica ed energetica delle scuole.

Davvero oggi la lotta ai cambiamenti climatici rappresenta una opportunità per ridisegnare le politiche in una direzione che guarda al futuro e che può catturare un consenso ampio tra i cittadini.

Perché chi potrebbe essere contrario a politiche che aiutano le famiglie nello scegliere il trasporto pubblico o i prodotti biologici da filiera certificata italiana? A parte i grandi gruppi energetici chi potrebbe opporsi a una norma che permetta nei distretti produttivi o nei condomini di scambiare energia prodotta da fonti rinnovabili?

Si tratta di scegliere, ma è arrivato il momento di farlo in un Paese che ha larga parte del suo territorio a rischio idrogeologico, ed ha un paesaggio di grande bellezza, e che però continua a rinviare la demolizione di edifici abusivi perfino sulla costa. Insomma, il clima può diventare la chiave con cui guardare in modo diverso a un fisco che oggi ostacola l’innovazione ambientale e domani invece potrebbe spingere una riduzione del consumo di risorse, e quindi la necessità di importarle dall’estero, perché permette a famiglie e imprese di recuperarle dal riciclo o dall’efficienza.

Affrontare questi temi significa dare un senso alla politica in una fase così complicata nel nostro Paese e per la sinistra, tornando a parlare di scelte di cambiamento che permettono di farsi capire dai cittadini.

* vicepresidente nazionale di Legambiente