Per il quarto anno di fila il concerto del 1 maggio di Taranto sarà il palcoscenico per quella parte d’Italia che in compagnia della musica vuole raccontare e raccontarsi. Dal palco, sotto cui anche quest’anno ci saranno diverse centinaia di migliaia di persone, faranno sentire la loro voce associazioni, movimenti di lotta, singoli cittadini che ogni giorno in ogni parte d’Italia lottano per avere giustizia e difendere i propri diritti. Si proverà, dunque, a dare un significato quanto più vicino possibile alla festa dei lavoratori, in un evento organizzato da un comitato nel quale quasi tutti i componenti sono operai dell’Ilva. Che al di là delle tante parole resta, nella sua imponenza, un’industria con cui Taranto dovrà fare i conti per tanti anni ancora.

Non solo festa di musica e note. Per questo è stato scelto come colore simbolo della giornata il rosa, «quello delle donne in lotta e in lutto che piangono i loro figli e mariti morti ma non si rassegnano e chiedono giustizia», spiegano gli organizzatori. Donne, mamme, che oltre a dover portare il peso di un dolore infinito hanno scelto di onorare la memoria dei loro figli girando l’Italia e il mondo per chiedere una società dove ci sia più giustizia, anche sociale.

Sul palco salirà Egidia Beretta, mamma di Vittorio Arrigoni, l’attivista, pacifista e giornalista ucciso nel 2011 a Gaza, insieme a Patrizia Moretti, mamma di Federico Aldrovandi, ucciso nel 2005 al termine di un “controllo” a un posto di blocco a Ferrara. Ci sarà Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, che parlerà di Giulio Regeni. Saliranno sul palco anche le donne della Terra dei Fuochi e le “mamme coraggio” del Molise, una rappresentanza dell’associazione Taranto Lider, che da tempo si occupa dell’endometriosi, malattia che colpisce molte donne a Taranto e non solo, collegata anche all’inquinamento. Lascerà il suo messaggio il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, «simbolo dell’accoglienza dei migranti e dell’Italia che non resta a guardare mentre c’è chi muore in cerca di speranza».

Spazio anche e soprattutto per l’ambiente: con Vincenzo Fornaro, l’allevatore tarantino che nel 2008 vide abbattere le sue pecore perché contaminate da diossina (e punto centrale nel processo che vede imputati l’Ilva, la famiglia Riva, politici per disastro ambientale), Rosa Pippa di «Uniti per la Val d’Agri», «terra di scandali e petrolio», e Francesco Masi del comitato «No Triv» della Basilicata. Ambiente inquinato e quindi tutela della salute: ne parleranno l’oncoematologo Patrizio Mazza, primario del reparto di ematologia, e la dottoressa Francesca Russo del reparto di oncologia, dell’ospedale Moscati di Taranto.

Si parlerà di diritti negati con Luigi Leonardi, l’imprenditore sotto scorta per aver denunciato le minacce della mafia e una rappresentanza di «Coalizione 27f» sul precariato, del lavoro a partita Iva, della carta dei diritti e dello sciopero sociale. Di giustizia con i detenuti del carcere di Taranto, l’associazione Antigone e Candida Fasano, ricercatrice tarantina che racconterà la difficoltà di fare ricerca in Italia. Infine, si parlerà di Europa e di politiche economiche mondiali grazie al collegamento video con Yanis Varoufakis, l’ex ministro delle finanze del primo governo Tsipras. Ma durante le oltre 10 ore di concerto, tanti altri saliranno sul palco.

Certo, la musica resta la principale attrattiva della giornata. Che però riempita di contenuti e di voci di esperienze di ogni tipo, aiuterà la riflessione e la condivisione di emozioni e di esperienze. Anche quest’anno la direzione artistica dell’evento è stata affidata all’attore tarantino Michele Riondino e a Roy Paci con il contributo del cantautore tarantino Diodato. A condurre l’evento la giornalista Valentina Petrini, la conduttrice Valentina Correani e l’attore Andrea Rivera.

Numerosi gli artisti che hanno scelto di aderire all’iniziativa a titolo gratuito. Dalle 14 saliranno sul palco all’interno del Parco Archeologico delle Mura Greche, gli Afterhours e i Litfiba, Niccolò Fabi e Daniele Silvestri. Che hanno scelto di motivare la loro scelta di venire a Taranto. «Perché non c’è nulla che ci stia più a cuore dei temi della salute, della sicurezza sul lavoro e del rispetto per la vita di ogni essere umano», hanno dichiarato gli Afterhours.

Per Daniele Silvestri «se c’è un posto in cui ha senso andare nel giorno della festa dei lavoratori è su quel palco. Perché è veramente fatto dal basso, autofinanziato, autogestito, auto-tutto». Parla di «magnetismo» Niccolò Fabi, per la prima volta al 1 maggio tarantino: «Io non ho predisposizione al megaraduno, il mio modo di comunicare è più ad personam, però è importante esserci. Al di là delle battaglie campanilistiche». I Litfiba hanno invece scelto, semplicemente, di «sposare la causa di Taranto».

Sul palco saliranno in tanti: Ghemon, Levante, LNRipley, Beatrice Antolini, Ministri, Luminal, Teatro degli Orrori, Andrea Rivera, Renzo Rubino, Selton, Giovanni Truppi. Protagonisti anche alcuni talentuosi artisti tarantini. Defezione dell’ultim’ora invece per i Subsonica, a causa di un infortunio al polso del batterista Boosta. A sostegno dell’evento anche la cooperativa «Artisti 7607» che si batte in difesa della libertà di scelta degli artisti.

L’evento sarà seguito in diretta anche da Radio1Rai, ma sarà possibile seguirlo in streaming sul sito www.canale85.it o sul digitale terrestre al canale 85, su piattaforma Sky in chiaro ai canali 875 e 879.

Ma affinché il tutto non resti nell’alveo delle parole e delle belle intenzioni, in mattinata gli artisti visiteranno il museo archeologico «MarTa», per poi salire a bordo della motonave «Calajunco» per ammirare dal mare le bellezze di Taranto e guardare da vicino la grande industria. «Si parlerà di immigrazione, inquinamento, rinascita. Taranto urlerà la propria indignazione – annunciano gli organizzatori – Ancora una volta, si pretenderà giustizia per Taranto, città abbandonata nelle fauci degli inquinatori. Non sarà una kermesse musicale ma un atto d’accusa nei confronti dello Stato. Faremo nomi e cognomi. L’Uno Maggio di Taranto non gode di contributi pubblici di istituzioni, partiti o multinazionali, ma del contributo volontario di cittadine e cittadini».