Con due round di ordini esecutivi, Joe Biden ha chiesto alle agenzie governative di «lasciarsi guidare dalla migliore scienza» per annullare dozzine di scelte dell’era Trump, fatte a misura e favore delle industrie del carbone, del petrolio e del gas. In questa svolta Biden è coadiuvato da John Kerry, primo «inviato presidenziale per l’ambiente» e Gina McCarthy, ex amministratore dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente, Epa, e ora primo consigliere della Casa Bianca per il clima.

KERRY E MCCARTHY, durante la loro prima conferenza stampa hanno anticipato la serie di ordini esecutivi che Biden ha firmato ieri sera, troppo tardi per noi, e che mirano a coniugare gli sforzi per combattere il cambiamento climatico con la creazione di posti di lavoro, affrontando il problema della disuguaglianza razziale.

KERRY HA ANCHE ANNUNCIATO che nella «Giornata della Terra», il prossimo 22 aprile, Biden ospiterà un vertice internazionale sui cambiamenti climatici. «La convocazione di questo vertice è essenziale per garantire che il 2021 diventi l’anno che compensa il tempo perso negli ultimi quattro», ha affermato Kerry, assicurando che entro quella data verranno annunciati una nuova serie di obiettivi specifici per dettagliare in che modo gli Stati Uniti abbasseranno le proprie emissioni di anidride carbonica in base ai termini dell’accordo di Parigi, da cui Trump era uscito, e Biden prontamente rientrato.

«Ogni anno gli Usa spendono cinque miliardi solo per curare i casi di asma derivati dall’inquinamento – ha detto Kerry rispondendo alle domande dei giornalisti che sottolineavano il costo delle manovre – Possiamo affermare che non occuparsi dell’ambiente non è economicamente sostenibile».

BIDEN HA GIÀ ORDINATO all’Agenzia per la protezione ambientale di avviare il processo di ripristino della politica del governo federale per ridurre le emissioni di anidride carbonica, una regola dell’era Obama progettata per ridurre l’inquinamento prodotto dalle automobili, che Trump aveva annullato l’anno scorso; oltre a questo alle agenzie federali verrà anche ordinato di eliminare i sussidi per le estrazione di combustibili fossili «e di identificare nuove opportunità per stimolare l’innovazione».

IL QUADRO DIPINTO durante il briefing rappresenta una visione completamente diversa degli Usa e del mondo, dove difesa dell’ambiente, sviluppo economico, disparità sociali ed economiche, razzismo sistemico, sono temi che vengono affrontati come un problema unico che su manifesta sotto vesti molteplici.

Gli ordini esecutivi firmati da Biden fissano anche nuovi obiettivi di politica estera, inclusa la specifica che il cambiamento climatico, per la prima volta, sarà una parte fondamentale di tutte le decisioni di politica estera quanto di sicurezza nazionale. In questo campo il Senato Usa ha confermato la nomina del 58 enne Antony Blinken a Segretario di Stato, e uno dei suoi primi atti del neo insediato Blinken è stato telefonare a i leader di Messico, Canada, Giappone e Corea del Sud, ripetendo quanto aveva detto durante le sue udienze di conferma, che si sarebbe concentrato sul rinnovato impegno con gli storici alleati Usa.

UN CENTRISTA con una vena interventista, Blinken è stato approvato come Segretario di Stato con un voto di 78 a 22, segno che i senatori di entrambi gli schieramenti sono impazienti di superare l’approccio conflittuale alla diplomazia dell’amministrazione Trump. Durante sua audizione al Senato Blinken ha affermato che il suo piano per garantire il multiculturalismo nel corpo diplomatico sarà «una misura significativa, in base alla quale il mio lavoro verrà giudicato».

Al di là di questo, la vera prova della sua influenza sarà la sua capacità di unire gli alleati scettici, e gestire una serie di nuovi e vecchi avversari, ma anche provare a correggere gli errori commessi dal presidente Obama in Siria, Iraq e Libia, come sottolineano da destra. Proprio pochi minuti prima del voto di martedì, il senatore Rand Paul, repubblicano del Kentucky, ha pronunciato un discorso per opporsi alla nomina di Blinken, accusandolo di aver contribuito a trascinare gli Usa nei conflitti in Libia nel 2011 e in Siria nel 2014, e che hanno alimentato il caos e l’instabilità in quelle regioni.