Gli incendi di questa estate hanno riportato al centro della cronaca la situazione dell’Amazzonia. Estesa per 6,7 milioni di kmq, questa enorme distesa verde costituisce oltre un terzo della foresta pluviale mondiale e ospita dal 10% al 15% delle specie del Pianeta.

Dall’inizio dell’anno sono stati registrati in Brasile circa 75.000 incendi, molti concentrati in poche settimane. Ci troviamo di fronte ad una vera e propria tragedia planetaria. E se è vero che il problema della deforestazione amazzonica non nasce quest’estate visto che dagli Anni ’70, solo nell’Amazzonia brasiliana, sono andati persi 800 mila kmq di foresta, indubbiamente la situazione si è aggravata anche per l’atteggiamento del nuovo governo brasiliano. E grossi problemi si registrano in quasi tutti i Paesi dell’area come testimoniano i tassi di distruzione delle foreste nell’Amazzonia andina (Bolivia e Perù) e i 25 «sotto-fronti» di deforestazione che riguardano più Stati. Quanto sta accadendo ha delle precise responsabilità. Il sovrasfruttamento di quest’area, dopo un rallentamento negli ultimi anni, ha ripreso vigore a causa di un elevato numero di minacce legate ad un modello di sviluppo insostenibile: allevamenti di bestiame, piantagioni di soia, costruzione di nuove dighe idroelettriche e di nuove strade e infrastrutture.

Varie spinte economiche stanno mandando irresponsabilmente in crisi un sistema naturale cruciale per il funzionamento della biosfera planetaria. E lo stesso sta accadendo nelle foreste dell’Africa e dell’Asia che stanno subendo lo stesso tipo di aggressioni, anche se ne parla meno.

È ora di cambiare rotta. Per farlo si deve provare a dare rilevanza a quei disastri ambientali che vanno oltre la giurisdizione nazionale. Per questo il Wwf ha lanciato una petizione rivolta al Governo italiano perché si faccia portavoce presso la Corte penale internazionale di una richiesta a beneficio di tutta la comunità mondiale: inserire tra i crimini contro l’umanità anche la distruzione dei sistemi naturali fondamentali per la sopravvivenza dell’uomo, al pari del genocidio o dei crimini di guerra.
I grandi sistemi naturali sono essenziali per la vita sul Pianeta: i ghiacci polari, il permafrost, la circolazione marina degli oceani, il regime dei monsoni e l’Amazzonia stessa garantiscono la nostra sopravvivenza grazie alle funzioni vitali prodotte come la regolazione climatica, l’assorbimento dei gas serra, il sequestro di carbonio, la formazione delle piogge, il raffreddamento di terra e mare.

La Corte penale internazionale è stata istituita con lo Statuto di Roma nel 1998 per perseguire e giudicare i responsabili di crimini particolarmente gravi che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme. La richiesta del Wwf mira a far inserire nello Statuto della Corte anche i crimini ambientali. È facoltà di uno Stato Parte modificare gli elementi costitutivi dei crimini e l’Italia, che è stato uno dei Paesi protagonisti dell’istituzione della Corte, potrebbe svolgere questo ruolo affinché la Terra non sia più considerata un «oggetto legale non identificato«, ma un bene collettivo di cui prendersi cura.

* Vicepresidente Wwf Italia