«No, i nostri dipendenti non fanno pipì nelle bottiglie per risparmiare tempo, se fosse così nessuno lavorerebbe per noi». Questo è il testo di uno tra i tanti tweet che Amazon ha prodotto per dare la sua versione sul livello di intensità del lavoro all’interno dei suoi capannoni. Non la racconta così Linda Burns, a un picchetto di sostegno al referendum che deciderà se il sindacato potrà entrare nell’hub di Bessemer, in Alabama: «Per ogni minuto che non carichi o scarichi, ti viene segnato del “Tot”, “tempo fuori mansione”. Se lasci la postazione e vai in bagno, quel tempo viene conteggiato nel “tot”. Se stai troppo in bagno ti chiamano all’ufficio del personale. Se arrivi a due ore di “tot”, sei licenziato».

Da due giorni nella cittadina del profondo Sud è in corso la conta delle schede nella sezione locale del National Labor Relations Board, una conta che potrebbe rivelarsi storica ma, come per il voto presidenziale dello scorso novembre, prenderà tempo. Il referendum si è infatti svolto tutto per posta per evitare pressioni sui lavoratori al momento del voto. Pressioni che, come ha raccontato la settimana scorsa a il manifesto Stuart Appelbaum, segretario del sindacato Rwdsu a cui i lavoratori si sono rivolti, ci sono state eccome: dalle telefonate a casa, ai messaggi, a una campagna aggressiva all’interno del luogo di lavoro – dove i sindacati non possono entrare.

La conta sarà lunga perché le autorità che certificheranno il risultato avranno il fiato sul collo di entrambi i contendenti. Il conteggio sarà manuale e si svolgerà davanti agli osservatori, estraendo ogni scheda dalla sua busta firmata e leggendo i nomi dei lavoratori. Già qui, entrambe le parti potranno contestare il voto per motivi procedurali (una firma illeggibile) o contestare il diritto di voto di una persona (qualche lavoratore licenziato avrebbe ricevuto la scheda per sbaglio). Se dopo il conteggio delle schede buone quelle contestate saranno in numero tale da cambiare il risultato si passerà a decidere scheda per scheda. In questo caso aspetteremo parecchio.

In queste settimane a Bessemer sono passati l’attore-militante Danny Glover, Bernie Sanders e molte altre figure nazionali. Lo sforzo per sindacalizzare queste fabbriche che non producono nulla è importante in termini simbolici e pratici, i sindacalisti sono convinti che vincendo in Alabama ci sarà un effetto domino positivo. Nel 2017 una battaglia simile alla Nissan in Mississippi si concluse con una sconfitta.

Di nuovo c’è che nel Sud sembra esserci voglia di diritti civili e sociali e a Bessemer l’80% della forza lavoro è afroamericana. La battaglia sindacale è contro un ipersfruttamento e ipercontrollo di ritmi e tempi: a verificare quanto tempo passi in bagno c’è la tecnologia migliore. E sì, chiedetelo ai lavoratori Amazon ovunque nel mondo, se non hai tempo e sei indietro con il riempimento dei tuoi scatoloni, invece di rischiare il licenziamento, la farai in una bottiglia di plastica.