Sono quasi tutte vuote le sedie al campo sportivo Paride Tilesi di Amatrice. I parenti delle trecento vittime del terremoto di quattro anni fa hanno scelto di non partecipare alla messa in suffragio, alla presenza del presidente del consiglio Giuseppe Conte e del governatore del Lazio Nicola Zingaretti. La scena è vagamente straniante: le assenze pesano più delle presenze, il vuoto in qualche modo riempie di significato una cerimonia ai cui margini tutti dicono che «stavolta si comincia a fare sul serio» e lo fanno chiaramente più per etichetta che per sincera convinzione.

«PRESIDENTE CONTE, vogliamo parlare Con…Te» c’è scritto sulle magliette e sulle mascherine di un gruppo di cittadini che si è accostato al premier al suo arrivo ad Amatrice, in una mattinata non caldissima di sole a sprazzi e molti nuvoloni minacciosi nel cielo. E lui c’è stato, ha ascoltato e poi ha risposto in quello che forse è l’unico modo possibile: «I cittadini di Amatrice hanno perfettamente ragione. Abbiamo fatto un grande sforzo normativo per modificare la disciplina vigente, adesso si può ricostruire seguendo il criterio della riqualificazione edilizia e non delle nuove costruzioni, e questo velocizzerà non poco le procedure».

Più o meno gli stessi concetti che il commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini va ripetendo da settimane: le nuove ordinanze darebbero modo finalmente di partire, anche perché, sin qui, la ricostruzione privata è ferma a 5.000 edifici in via di ristrutturazione su un totale di 80.000 distrutti o danneggiati in tutto il cratere, tra il Lazio, le Marche, l’Abruzzo e l’Umbria.

«TRA SEI MESI non cambierà molto – ha detto ancora Conte – e tra un anno neppure. Il processo di ricostruzione è molto lungo e complesso. Però posso dire che siamo sulla strada giusta». Si tratta di una risposta al messaggio lanciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in mattinata: «Nonostante tanti sforzi impegnativi, l’opera di ricostruzione dei paesi distrutti è incompiuta e procede con fatica, tra molte difficoltà anche di natura burocratica».
La burocrazia è il primo nemico per tutti, e in qualche modo è anche vero visto e considerato il numero di uffici coinvolti nella lavorazione di ogni singola pratica, ma nessuno trova mai le parole per giustificare, o quantomeno spiegare, le evidenti responsabilità politiche emerse in quattro anni di post sisma. Responsabilità che, sin qui, sono state pagate solo dal centrosinistra, che alle regionali umbre e abruzzesi degli anni scorsi ha ceduto il passo alla destra, con le Marche che voteranno tra un mese. Nelle zone terremotate, per la cronaca e per la storia, Lega e Fratelli d’Italia si preparano a fare il pieno, certi di essere in grado di replicare i successi delle elezioni politiche del 2018 e delle europee del 2019.

ZINGARETTI, CHE COMUNQUE le regionali del Lazio le ha rivinte nel 2018 (pur senza raccogliere grandi consensi ad Amatrice e dintorni), è consapevole del problema e, di passaggio ad Ascoli nel pomeriggio per la campagna elettorale del candidato del Pd Maurizio Mangialardi, ha attaccato l’anno di gestione gialloverde del sisma (il 2018, da tutti ricordato come il peggiore dei quattro sin qui trascorsi) e poi ha elogiato il lavoro di Legnini come commissario. «Sono ottimista – ha detto il segretario dem – dobbiamo recuperare anni di pianificazione e un ritmo che si era perso. Le aree interne sono al centro dei nostri pensieri».

AD AMATRICE, comunque, va segnalato che il segretario dem ha ricevuto più apprezzamenti che critiche da parte dei cittadini, che invece hanno punzecchiato non poco il premier Conte. «Presidente, dopo la messa venga a casa mia a parlare. Mio marito si è impiccato, l’ho trovato io. Vogliamo concretezza, siamo stanchi delle promesse», ha gridato dalla folla una signora prima delle celebrazioni ufficiali, in una scena ben ripresa dalle telecamere e poi andata in rotazione su tutti i tiggì. Conte, accompagnato dal sindaco Antonio Fontanella, finita la messa c’è andato davvero a trovare la vedova. «Noi siamo qui per ascoltare e per fare sempre meglio – ha poi detto il premier -, le istituzioni devono agire nel modo migliore a tutela delle comunità locali».