Hanno caricato tre volte per disperdere il presidio di un centinaio di studenti promosso dalle tre realtà del movimento studentesco di Pisa: il collettivo universitario autonomo, Tijuana Project e «Sinistra per». Sono stati due i ragazzi contusi, entrambi portati in ospedale da un’ambulanza.

Guarda il video: http://youtu.be/4tL_mvNXxwI

Gli agenti della celere in tenuta antisommossa erano schierati davanti all’ingresso principale della scuola superiore Sant’anna in piazza Santa Caterina, mentre all’interno proseguiva l’incontro dedicato all’«uguaglianza dei meritevoli». Un titolo programmatico perché auspica l’uguaglianza solo tra i meritevoli e non tra gli studenti che hanno il diritto ad accedere al sapere.

Speaker ufficiali: Giuliano Amato, presidente del Sant’Anna, dell’accademia dei Licei e di molto altro, oggi anche tra i  candidati alla presidenza del Consiglio per nomina presidenziale, e il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. È a quest’ultimo che gli studenti, prima di essere manganellati, volevano rivolgere alcune domande a proposito del decreto sul diritto allo studio, più volte rimandato dalla conferenza Stato-Regioni.

[do action=”citazione”]«Questo decreto – spiegano gli studenti – colpirà una fascia sempre più ampia di studenti e in particolare chi ha una borsa di studio»[/do]

«Questo decreto – spiegano gli studenti – colpirà una fascia sempre più ampia di studenti e in particolare chi ha una borsa di studio. Dopo la sua approvazione i beneficiari diminuiranno del 45% a causa dell’aumento dei criteri di merito di quasi il doppio del numero attuale (20 crediti formativi) e di una ridefinizione al ribasso del reddito Isee».

Ragioni sufficienti per criticare il «decreto Profumo» perché è ispirato all’idea di «un’uguaglianza d’elite: chi può permettersi di pagarsi gli studi può permettersi di essere considerato meritevole». Parole scritte su un volantino, perché gli studenti non sono riusciti a superare il muro della polizia, anche se non si sono rassegnati. Una volta respinti, si sono ricompattati in un corteo che si è diretto verso l’ingresso laterale del Sant’Anna in via Carducci. Dietro l’ingresso era stata creata una barricata di banchi e sedie.Gli studenti hanno aperto il portone, mostrando la barricata ad una troupe di Rai2 e ai video-maker che li seguivano. Appena in tempo, prima di essere respinti nuovamente dalla polizia.

Ma i ragazzi non si sono dati per vinti. Hanno tenuto alto lo striscione e, in corteo, hanno attraversato diverse facoltà del centro storico, lingue lettere giurisprudenza e sono diventati 500. Insieme hanno occupato dell’azienda per il diritto allo studio, dietro piazza dei cavalieri. La loro marcia è terminata allo Spot, lo spazio occupato da poco dal collettivo universitario autonomo pisano.

Guarda il video: http://youtu.be/JVaO4l-kfp0

«Io sono uno studente borsista e come me molti altri. L’unica risposta che sanno dare è la polizia. Noi volevamo entrare, loro hanno iniziato a spingerci, ci hanno preso a botte e a manganellate. Questa è la risposta che sanno dare. Noi abbiamo un certo tipo di rabbia che loro non possono comprendere perché stanno chiusi là dentro nei palazzi scortati dalla polizia», afferma Martino mentre regge una borsa di ghiaccio per fermare l’emorragia causata da una manganellata in testa.

«Quello che è accaduto al Sant’Anna è una nuova dimostrazione dell’incapacità di dare risposte politiche a una generazione che si vede scippato il diritto allo studio e all’istruzione – afferma Alessandra Maggi di «Sinistra per», membro nel cda dell’università di Pisa – Da un anno in città la repressione si sta rafforzando. Dopo una contestazione a Borghezio della Lega gli autonomi sono stati caricati. Anche il 13 ottobre 2012 al corteo pacifico che lanciava l’occupazione dell’ex colorificio, dove oggi c’è il Municipio dei beni comuni [oggi sotto sgombero ndr], c’erano migliaia di poliziotti. Una presenza inedita. Quando il corteo arrivò in via andrea pisano, dentro c’erano la finanza e gli agenti in antisommossa. Le trattative per attaccare uno striscione all’interno sono durate mezz’ora. Il corteo non riuscì ad arrivare in via montelungo perchè la Celere bloccava l’ingresso alla strada».

Interpellato sulle cariche al Sant’Anna, il ministro Profumo si è detto «dispiaciuto per quanto accaduto fuori e spero che i danni riportati dai ragazzi siano lievi». Per questo si è dichiarato disponibile ad un incontro «ma senza urlare». Quell’incontro non c’è stato perché nel frattempo gli studenti stavano occupando l’azienda per il diritto allo studio. Da studiare invece con attenzione è la risposta che Giuliano Amato ha dato «a quelli di fuori», come li ha definiti.

«Probabilmente non sono informati – ha detto il prossimo presidente del Consiglio – O eliminiamo l’alta formazione, così nessuno sarà discriminato e viviamo da fuoricorso, tanto si può diventare comunque anche vicepresidenti della Camera, o facciamo come dice la Costituzione, e cioè che tutti possano accedere agli altri gradi dell’istruzione». Questa proposizione, così com’è stata riportata dalle agernzie di stampa, è piuttosto ellittica, e sembra dare ragione ai contestatori che chiedono l’applicazione della Costituzione.

In realtà non è così, basta infatti osservare l’uso delle parole «fuoricorso», usata per stigmatizzare gli studenti «di fuori». Chi contesta, e pone un problema reale, sarebbe indubbiamente un «lazzarone», mangia pane a tradimento che quando si blocca l’«ascensore sociale» preferisce restare all’università piuttosto che cercarsi un lavoro. Con la conferenza al Sant’Anna, Amato ha voluto confermare che tutto continuerà come prima, retorica sulla meritocrazia compresa. Solo che da domani, considerata la sua cultura «socialista», la parola «meritocrazia» sarà usata come sinonimo di «uguaglianza».

Ps. per i cultori dell’anticasta Amato ha precisato: “E’ falso che io percepisco una pensione di 31 mila euro al mese. E’ una notizia che serve solo per farmi del male. I 31 mila euro di cui si parla cumulano la pensione con un vitalizio che ogni mese io destino alle attività di beneficienza. La mia pensione è di 22 mila euro lorde che al netto diventano 11.500 euro. Una pensione per niente bassa, ma il problema dell’Italia non è che esistono pensioni da 11 mila euro, ma che ci sono persone che a prescindere dal loro merito sono schiacciate ai livelli più bassi”.