Amara Center, luogo simbolo della resistenza
Solidarietà Meno di un mese fa l’Sgdf aveva lanciato una campagna di solidarietà con i curdi siriani dal nome «Giovani di Gezi vanno a Kobane». I ragazzi e le ragazze morte […]
Solidarietà Meno di un mese fa l’Sgdf aveva lanciato una campagna di solidarietà con i curdi siriani dal nome «Giovani di Gezi vanno a Kobane». I ragazzi e le ragazze morte […]
Meno di un mese fa l’Sgdf aveva lanciato una campagna di solidarietà con i curdi siriani dal nome «Giovani di Gezi vanno a Kobane».
I ragazzi e le ragazze morte oggi avevano intenzione di andare a Kobane per costruire un museo della resistenza e una biblioteca. Ad essere colpito non è soltanto una iniziativa solidale e attivisti più o meno giovani. Amara Center è stato ed è il luogo di incontro e di accoglienza per decine di giovani internazionali, turchi o curdi, ma anche per centinaia di europei tra cui decine di italiani che si spingevano fino al confine turco-siriano per solidarizzare con Kobane. Suruc, amministrata dal partito filo-curdo e che da sempre è stata in prima fila per l’accoglienza di chi era in fuga da Kobane.
La staffetta italiana «Rojava calling», così come tutte le carovane partite dall’Europa dopo la liberazione e a ridosso del Newroz di marzo, devono all’esistenza di quello spazio la possibilità di costruzione delle relazioni che poi hanno permesso di mettere in piedi i progetti di solidarietà e i passaggi oltre-confine. Amara era uno spazio attivo e vivo, in cui le storie dei kurdi siriani che entravano ed uscivano dal Rojava e si fermavano a riposare e rifocillarsi si incrociavano con quelle dei tantissimi attivisti che si spingevano sul confine.
Chi ha attraversato quel luogo, chi ha trascorso qualche ora ascoltando le parole di Fayza, la co-presidentessa dell’assemblea legislativa del cantone di Kobane o giocando con le decine di bambini profughi di guerra, non può non rimanere scioccato davanti le immagini, drammatiche dell’attentato di oggi.
Nel frattempo si è registrato il solito comportamento provocatorio e violento della polizia turca che ha più volte respinto i curdi che tentavano di raggiungere l’Amara per prestare soccorso ritardando così l’intervento delle ambulanze e del personale medico. Che tipo di ripercussioni ci saranno sulle attività del Centro Culturale al momento non è dato sapere.
Forse in questo preciso momento è importante altro: ad esempio che varie iniziative di solidarietà vengano messe in moto non soltanto in Turchia, dove proprio in queste ore si annunciano manifestazioni, ma anche nei paesi e nelle città da dove in questi mesi si sono mosse decine di attiviste e attivisti.
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