Pedretti, segretario generale dei pensionati dello Spi. domani il Direttivo della Cgil discuterà la linea da tenere verso il governo. Qual è la sua posizione?
La mia opinione è che il governo ha una politica di destra abbastanza marcata che viene capeggiata dal vice presidente Salvini fondata sull’intolleranza e negazione dei diritti umanitari. E noi come Cgil non possiamo stare a guardare quando viene messa in dubbio l’umanità del nostro paese.
Non distingue quindi tra l’anima di destra di Salvini sui migranti e quella più a sinistra di Di Maio su lavoro e vertenze?
Sul piano economico si sente parlare di un condono sopra i 100 mila euro, una norma a favore degli evasori. Se aggiungiamo la flat tax che toglie tasse ai ricchi quando è ormai dimostrato che questo non produce investimenti perché i ricchi i soldi se li tengono, il quadro è ancor più di destra.

Non salva neanche il decreto Dignità? Per la prima volta si ridà qualche diritto ai lavoratori e le imprese sono sul piede di guerra.
A parte il nome che è sconsiderato perché si tratta di un pannicello caldo, capisco che sia un passettino avanti che cerca di ridurre lievemente la precarietà – che alla fine non verrà ridotta – ma non c’è niente di strutturale. Soprattutto non ripristina l’articolo 18 che per me non è un simbolo, è un diritto dei lavoratori: essere reintegrati dopo un licenziamento ingiustificato. Si tratta quindi di interventi limitati che rischiano di essere fagocitati dal ripristino dei voucher nell’agricoltura e forse anche nel commercio aprendo una voragine di precariato. E il tutto viene fatto senza confronto con i sindacati. Come potremo giudicare tutto questo? Ci siamo battuti contro i governi precedenti, dobbiamo farlo anche adesso.

Sulle pensioni invece da una parte ci sono Di Maio e Boeri che vogliono tagliare le pensioni d’oro ricalcolandole tutte col contributivo, dall’altra Salvini e Brambilla con la stessa ricetta per introdurre Quota 100 e Quota 41 e mezzo anche se con molti paletti.
È una visione che continua a tenere separate le generazioni. Noi rispondiamo riproponendo la radicalità della piattaforma con Cisl e Uil: serve una pensione di garanzia per i giovani – altro che reddito di cittadinanza – sostenuto da un lavoro dignitoso e meno precario da una parte; dall’altra riconoscimento del lavoro di cura per le doone che hanno figli e genitori non autosufficienti a carico.

Il piano di Boeri e Di Maio aprirebbe al ricalcolo contributivo di tutte le pensioni. Forse per voi è meglio che litighino per non peggiorare la situazione.
Di Maio e Boeri mi sembrano i ladri di Pisa che di giorno litigano e di notte vanno d’accordo. Un intervento sulle pensioni d’oro è un atto di solidarietà che deve essere progressivo e temporaneo, limitato e che non può rispondere all’esigenza di alzare le pensioni basse che, fra l’altro, non sono pensioni sociali ma legate a contributi. Per rispondere alla condizione di povertà di milioni di pensionati meglio allargare il Rei. Bisogna inoltre rilanciare l’Ape social anche per altre categorie di lavoratori e rendere il sistema flessibile in uscita lavorando sui coefficienti di trasformazione e bloccando l’aspettativa di vita, mentre Quota 100 e Quota 41 aiutano poche persone. Il ricalcolo contributivo è sempre stato nella testa di Boeri: andrebbe a danneggiare milioni di lavoratori e operai che i contributi li hanno versati tutti.

Passiamo al congresso Cgil partito già da qualche mese, come stanno andando le assemblee?Come arriverete a Bari a gennaio?
Noi ci siamo impegnati a renderle più partecipate. Per questo soprattutto a settembre convocheremo le leghe dello Spi nelle piazze delle città aperte a tutti i cittadini.

Tutti si chiedono però chi alla fine prenderà il testimone di Susanna Camusso.
Il tema non è il nome del segretario. Il tema è come la Cgil sia in grado di interpretare i cambiamenti del mondo del lavoro – algoritmi, precarietà – e dell’intera società. Per questo credo dovremmo dare grande importanza al rilancio del servizio sanitario nazionale: io propongo di rilanciarlo usando i 4 miliardi l’anno che sono finiti per defiscalizzare la sanità privata. Dobbiamo essere più per l’universalismo che per il mutualismo che, come dimostra il sistema cooperativo, è in crisi. Comunque alla fine un segretario generale lo troveremo. E lo troveremo tutti assieme. Ma dovrà essere qualcuno o qualcuna che sa interpretare il cambiamento.