Un nuovo scostamento di bilancio che permetta di finanziare nuovi ristori per le attività bloccate. E una «diluizione» delle cartelle esattoriali.
Parallelamente al delicato lavoro sul Recovery Fund, il governo – sempre che non sia costretto a dimettersi – prepara le mosse per contrastare il prolungamento dell’emergenza sanitaria. Il consiglio dei ministri questa settimana, probabilmente mercoledì, varerà il nuovo scostamento che poi sarà votato dal parlamento – l’ultima volta ha avuto un favore bipartisan – per poter poi avere un nuovo decreto Ristori che potrà far leva su 24 miliardi di risorse, pari all’1,5% del Pil, ampliando il suo raggio d’azione – cambiando logica rispetto ai codici Ateco utilizzati finora – e garantirà allo stesso tempo più risorse per i vaccini e il rifinanziamento della cassa integrazione.
«Tutte le attività che rimarranno chiuse saranno ristorate», ha assicurato il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, nella riunione con le Regioni. Ma, nonostante la denuncia di bar, pub e ristoranti ormai «al limite», nel dibattito politico la priorità sembra averla assunta la questione delle cartelle fiscali.
Dopo le sospensioni decretate nel 2020, quella che si annuncia è infatti una vera e propria valanga di avvisi che l’esecutivo sta studiando come rendere più innocui possibili. Si tratta di circa 50 milioni di atti, che – in base alle diverse anime della maggioranza – potrebbero essere in parte rottamati o quantomeno a diluiti nel tempo. Prima però dovranno comunque essere inviati: «Qualunque nuova rottamazione o forma di pace fiscale non può prescindere dall’invio degli atti e delle cartelle», ha infatti precisato il direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini in commissione Finaze, «perché il contribuente deve essere messo a conoscenza di quanto gli è richiesto». Così tanti avvisi in una volta sola, ha spiegato la viceministra dell’Economia Laura Castelli, metterebbero in difficoltà l’Agenzia delle entrate, oltre che i contribuenti. Per evitare un ingorgo e un ulteriore appesantimento su chi è già in difficoltà per le conseguenze della pandemia, la prima idea dell’esponente del M5s è «un intervento strutturale che cancelli quanto non è più recuperabile», ad esempio cartelle riferite a persone decedute o ad aziende fallite. Per gli anni dal 2016 al 2020 esistono invece «due generi di questioni – ha spiegato- le cartelle già arrivate ai contribuenti, su cui bisogna dare la possibilità di fare una nuova rottamazione a chi ha aggiunto difficoltà a difficoltà che già aveva, e le cartelle che non sono ancora state emesse. In questo caso l’idea è di una diluizione degli avvisi su più anni, quattro secondo indiscrezioni. «Il nostro compito deve essere fare in modo che se ne emettano il meno possibile con un’operazione con un saldo e stralcio per ridurre il più possibile queste emissioni». Di diluizione «molto molto lunga» parla anche Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria al Mef di Leu, che nel nuovo decreto non esclude nemmeno l’utilizzo della leva fiscale, ovvero di un’eventuale sospensione delle tasse sulla scia dei precedenti provvedimenti, per alleviare i problemi di liquidità delle imprese.