Le seconde vittime del decreto Salvini. Accanto ai migranti a cui viene negata assistenza, ci sono i lavoratori dei servizi di accoglienza. «In queste settimane non passa giorno in cui non ci arrivi notizia di una chiusura e di una procedura di licenziamento. Ci spiace di essere stati cattivi profeti: dal giorno dopo la direttiva Salvini abbiamo lanciato l’allarme sui posti di lavoro: 18mila posti su 36mila sono a rischio», spiega Stefano Sabato, responsabile nazionale cooperative sociali della Funzione pubblica (Fp) Cgil.
La procedura di licenziamento collettivo più grande è quella resa nota ieri: la Medihospes, cooperativa sociale con sede a Bari ma con appalti di servizi in tutta Italia, ha deciso di mandare a casa ben 351 operatori su 2.103 lavoratori dipendenti sul territorio nazionale, quasi il 17 per cento del totale. Gli esuberi sono individuati in 12 regioni, tutte da Lazio verso Sud. Il picco è a Roma – 165 licenziamenti – già pesantemente colpita dalla chiusura del Cara di Castelnuovo di Porto.
Nella procedura di licenziamento naturalmente è messa nero su bianco la vera motivazione senza aver però il coraggio di usare il nome di chi ha deciso: «il decreto del ministero dell’Intero del novembre 2018». Salvini non viene nominato ma gli effetti della sua legge sono ben spiegati: «impone una netta riduzione del personale delle attuali dotazioni di organico nei Cas (centri accoglienza straordinari), Cara (centri accoglienza richiedenti asilo) e Sprar (servizio di protezione richiedenti asilo e rifugiati)», così come «la gestione dei minori nei Centri diurni e case famiglia». Le figure che verranno licenziate sono assai diversificate: infermieri, psicologi, medici, mediatori, docenti, assistenti sociali e operatori in generale. Tutti professionisti che fanno questo lavoro anche per ragioni etiche e di impegno sociale.
Il quadro nazionale nel settore in questi giorni è tremendo. «A Bologna la mobilitazione ha prodotto una proroga di un mese, ma moltissimi appalti sono scaduti. È un bagno di sangue giornaliero: oggi Savona, ieri la Basilicata, a Messina la stessa Medihospes ha licenziato altre persone», racconta Sabato.
Il caso di Castelnuovo di Porto aveva aperto una breccia nel governo. «Grazie al presidio sotto il Mise dei lavoratori della Auxilium il governo si era impegnato a garantire un minimo di ammortizzatori sociali a questi lavoratori, impegnandosi a introdurre la cassa integrazione straordinaria anche per loro con un emendamento al decretone che però non c’è stato», continua Sabato.
«A legislazione vigente per i lavoratori dei servizi di accoglienza è possibile utilizzare solo il Fis, il fondo di integrazione salariale. Che però ha una copertura più bassa della Cig e sopratutto una durata ridottissima e non può essere erogato in caso di chiusura della struttura, solo in caso di riduzione dell’attività», spiega Sabato.