Altri 15 giorni di detenzione per Patrick Zaki, comminati ieri dal tribunale penale del Cairo a 48 ore dall’udienza di domenica. Non c’è luce in fondo al tunnel per lo studente egiziano dell’Università di Bologna che dal 7 febbraio 2020 vive in un limbo che si è fatto inferno. Senza mai andare a processo, la detenzione preventiva viene costantemente rinnovata.

È successo di nuovo ieri, dopo due giorni di attesa: Patrick si era seduto davanti al giudice domenica, costretto a restare 10 ore in aula e ad assistere all’identico formale e inutile rito somministrato a decine di altri prigionieri come lui.

Stavolta i giorni di rinnovo sono 15, non 45 (quelli previsti dalla legge). La sua avvocata Hoda Nasrallah non si sbilancia e all’Ansa dice di non voler leggere nulla di positivo in quelle due settimane di estensione del carcere. «Le autorità giudiziarie egiziane hanno mostrato ulteriormente il loro disprezzo per il rispetto e la dignità dei detenuti», il commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. «Lo stesso rito crudele ogni volta», il post su Twitter del deputato di LeU Erasmo Palazzotto, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

«Siamo molto angosciate e preoccupati per lo stato psicologico di Patrick – si legge nella pagina Fb della campagna “Patrick Libero” – quando verrà a conoscenza dell’ennesimo rinnovo; concluderà un anno intero in carcere in meno di tre settimane».

L’anno dall’arresto cadrà dopo il quinto anniversario dalla scomparsa di Giulio Regeni e il decimo dalla rivoluzione egiziana, il 25 gennaio. In Egitto non è una data qualsiasi: i manifestanti l’avevano scelta perché è la giornata dedicata alle forze armate e alla polizia. Come ogni anno, il 25 gennaio il presidente annuncia la grazia per qualche centinaio di detenuti. Mai prigionieri politici.

Stavolta potrebbe cambiare: secondo fonti citate dal quotidiano Al-Quds al-Arabi, al-Sisi potrebbe emettere il perdono presidenziale anche a detenuti per ragioni politiche per risollevare la sua immagine all’estero, soprattutto in vista dell’entrata alla Casa bianca di Joe Biden. Tra questi, aggiungono le fonti, anche prigionieri in detenzione preventiva. Come Patrick.