Sono quasi 15 mila le nuove e-mail di Hillary Clinton scoperte dall’Fbi, tutte risalenti a un periodo che va dal 2009 al 2013, cioè gli anni in cui la candidata democratica era segretario di Stato; tutte mail inviate e ricevute da Clinton su un server privato, di fatto l’unico utilizzato da lei, e non su quello protetto del Dipartimento di Stato, mentre era alla guida della diplomazia americana.

Questo pacchetto si va ad aggiungere alle oltre 30 mila mail già scoperte e cancellate, senza che nessun inquirente potesse esaminarle, in quanto ritenute private. In ogni caso, come sottolineano i media, sono tutte mail che né Clinton né i suoi legali hanno consegnato per eventuali verifiche.

Ora, a due mesi dalle presidenziali, un giudice federale ordina che questi documenti vengano esaminati per la pubblicazione, modificando il piano iniziale che prevedeva la rivelazione dei nuovi documenti in fasi diverse, la prima prevista per la metà di ottobre, cioè alla vigilia del voto; anticipare le date di rilascio, invece, nel caso le mail dovessero contenere delle parti poco chiare o controverse, creerebbe dei seri problemi alla corsa di Clinton per la Casa bianca.

A questo si aggiunge la richiesta di Judicial Watch, organizzazione non profit molto conservatrice, le cui denunce hanno portato alle ultime rivelazioni; Judicial Watch ha ottenuto anche il diritto di rilasciare una serie di scambi di e-mail tra un ex dirigente della Clinton Foundation e Huma Abedin, il vice capo dello staff di Clinton all’epoca in cui era segretario di Stato, e suo braccio destro, definita dalla stessa Clinton come «l’altra sua figlia».
Le 725 pagine di corrispondenza con Abedin mostrano come la rete di sostenitori e donatori internazionali dei Clinton sia stata in grado di creare connessioni per la candidata democratica e la sua cerchia ristretta, proprio durante il suo incarico al Dipartimento di Stato.

Tutto questo non è di per se illegale ma crea grandi problemi di trasparenza e di specchiata eticità, problemi che la candidata democratica ha già, non essendo ritenuta, dalla maggior parte degli elettori, un personaggio molto chiaro. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha detto che l’agenzia aveva già volontariamente accettato di consegnare gli scambi di e-mail di Hillary Clinton durante il suo incarico come segretario, aggiungendo però che alcune decine di migliaia di documenti devono ancora essere esaminati con attenzione per separare i documenti pubblici dai privati.

A questa affermazione Judicial Watch replica accusando gli avvocati del dipartimento di Stato di essere volontariamente e colpevolmente lenti, in modo da rimandare la pubblicazione a elezioni avvenute

Riguardo la decisione originaria di tenere le mail su di un server privato, Clinton aveva detto di essere stata consigliata dall’ex segretario di Stato, Colin Powell, che aveva protetto così le proprie mail personali. Per Powell, però, questo è solo un modo utilizzato da Hillary Clinton per coinvolgerlo, in quanto lei stava usando un server di e-mail privato già da un anno prima del suo consiglio.