Dopo il coro di polemiche suscitato dall’accelerazione sulla chiusura di esercizi e centri commerciali la domenica, Luigi Di Maio rassicurare le famiglie: anche con la nuova stretta il 25% dei negozi resterà aperto, in modo che in ogni quartiere ci sia sempre la possibilità di fare acquisti. Si tornerà al sistema pre-Monti, quando sindaci e commercianti si mettevano d’accordo per organizzare la turnazione.
Un’altra retromarcia dunque rispetto al progetto di legge Lega-M5s depositato in parlamento giovedì scorso che prevedeva l’abolizione di buona parte norme sulle aperture domenicali, limitandole a 8 giornate in tutto l’anno.
Entrambe prevedevano già l’esenzione delle zone turistiche ieri richiesta a gran voce dal ministro con delega per il Turismo Gian Marco Centinaio. Il problema di individuarle però non è di facile soluzione: per le città d’arte infatti le deroghe dovrebbero essere limitate ai centri storici o zone museali, non alle periferie.
Dopo i sindacati, comunque favorevoli alle limitazioni, ieri anche il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha chiesto «un incontro urgente» con il governo «per approfondire le tante ipotesi che in questi giorni stanno circolando».
Il vicepremier Di Maio, fautore della proposta di legge M5S presentata alla Camera – una delle cinque con lo stesso scopo, per quanto diversificate tra loro -, non accetta critiche e respinge ogni attacco. «È il solito terrorismo, – tuona il ministro del lavori – ogni volta che si vuole tutelare il lavoro, arriva la solita minaccia allo Stato: noi li licenziamo». «Tireremo dritto e approveremo la legge in Parlamento al più presto per dare al Paese una normativa in grado di superare il selvaggio West delle liberalizzazioni», gli fa eco il ministro dei Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro.
Tra i grandi gruppi della Grande distribuzione organizzata spicca Eurospin che si è schierata apertamente dalle pagine dei quotidiani a favore della proposta.
A chi fa notare che le chiusure domenicali avvantaggierebbero le vendite on-line», Di Maio risponde: «Chi compra online continuerà a comprare online». In realtà proprio il primo progetto di legge M5s – quello Crippa e del sottosegretario Cominardi – prevedeva limitazioni al commercio on-line e il blocco delle consegne dei fattorini nei giorni festivi.
«Se il governo fa una cosa che Rifondazione Comunista ha sempre proposto non possiamo che essere favorevoli – dichiara Maurizio Acerbo, segretario del partito -. Sono promotore di un referendum per l’abolizione: riuscii a far approvare il quesito dalla Regione Abruzzo e si associò la Regione Veneto».