Promuovere la costituzione di comitati per il «Sì» al referendum Cgil per l’abolizione dei voucher e sulla responsabilità solidale negli appalti e una lettera-appello per avviare un processo costituente rivolto alle sinistre e a chi si è impegnato per il «No» alla riforma costituzionale di Renzi. Sono le iniziative emerse dall’assemblea dell’Altra Europa con Tsipras ieri a Roma, mentre sullo sfondo ci sono le elezioni politiche.

Le incognite sono tante, il paesaggio è caotico, e le prospettive nella sinistra politica – e non solo – sono tante e molto spesso divergenti. Dall’altra parte del mondo politico continuano a fiorire iniziative tra soggetti e piattaforme politiche diverse che porteranno, tra l’altro, alle manifestazioni di protesta contro l’austerità a Roma il 25 marzo, in occasione delle celebrazioni del sessantennale del trattato di Roma.

In questo rebus, L’Altra Europa cerca una bussola e pratica la difficile politica delle relazioni. Parla di uno «spazio permanente» di consultazione tra reti, campagne e partiti alimentato dallo spirito del 4 dicembre. «Siamo ripiombati in un pantano democristiano – sostiene Massimo Torelli – È come se quel voto non ci sia mai stato. Per questo facciamo appello a chi si è mosso per difendere la costituzione». «La vittoria del No è stata popolare e non populista – aggiunge Alfonso Gianni – È stato sconfitto il populismo di Renzi. Nonostante l’assenza di rappresentanza, il 4 dicembre ha segnato un momento egemonico per la sinistra al punto che la costituzione antifascista è stata votata anche dalle destre». «Lo spazio della sinistra – ha aggiunto Anna Falcone, presidente dei comitati del No – è stato occupato da altri, ma nel referendum si è espresso. È stato un voto libero e non ideologico di persone che hanno capito che erano in gioco i loro diritti. Esiste un desiderio di partecipazione che va ben oltre la democrazia rappresentativa. Per non restare irrilevante, la sinistra può intercettarlo». Per Falcone la prospettiva è internazionale: «Le diseguaglianze non possono essere recuperate solo a livello nazionale».

«La questione non sono gli accordi tra piccole forze o ceti politici, ma i problemi concreti delle persone. La sinistra non ne parla da anni, punta a rappresentare la sua identità piuttosto che parlare a quelli che dovrebbero votarla» sostiene Bia Sarasini. Più che cercarla all’interno di dinamiche asfittiche, la spinta si afferma fuori, ad esempio nel movimento delle donne che l’8 marzo organizzerà uno sciopero internazionale, tappa di un percorso iniziato il 26 novembre scorso contro la violenza sulle donne. In questa prospettiva, il referendum Cgil, quando sarà convocato, potrebbe rilanciare anche un discorso comune.«È un momento interessante perché la mobilitazione delle donne e quella del sindacato pone un problema generale: non ci si può occupare del lavoro o delle donne separatamente, ma bisogna intrecciare le istanze. L’8 marzo nasce da questa idea. E la Cgil ha bisogno di una spinta diversa da quella interna». «Il movimento femminista è la novità nel mondo che è cambiato con Trump – sostiene Eleonora Forenza (Rifondazione, deputata europea dell’Altra Europa – È un errore rinchiudere lo spirito del 4 dicembre nel problema dell’unità a sinistra. La priorità è l’agenda europea a partire dalla giornata del 25 marzo a Roma».