Avevano bevuto molto, quella notte tra mercoledì e giovedì scorsi, anche se non è facile appurare che fossero ubriache e dunque poco reattive, le due studentesse americane che hanno denunciato di essere state stuprate da due carabinieri in servizio, a Firenze. Lo hanno rivelato gli esami tossicologici sul sangue prelevato alle due ragazze quattro ore dopo i fatti denunciati. Violenze sulle quali ovviamente ci sono versioni discordanti. Anche se ieri il procuratore Giuseppe Creazzo ha assicurato che le indagini «proseguiranno in modo alacre, in maniera tale da arrivare alla soluzione di questo caso giudiziario nel più breve tempo possibile». A questo scopo, i pm stanno pensando di convocare le due studentesse per un incidente probatorio, utile per acquisire prove valide nel dibattimento e permettere loro di rientrare a casa, negli Stati uniti, senza dover tornare a Firenze per assistere alle successive fasi processuali.

Versioni discordanti, dicevamo. Infatti, come aveva già sostenuto il suo collega, l’appuntato capopattuglia Marco C., il più anziano dei due (ma pure come l’uomo bengalese che venerdì ha violentato in pieno centro a Roma una giovane danese), anche il carabiniere scelto Pietro C., di 32 anni, si è difeso davanti agli inquirenti sostenendo che il rapporto sessuale consumato in ascensore con la ragazza ventenne era «consensuale». Anzi, il militare, che ha avuto sei giorni per scegliere una linea difensiva prima di presentarsi, martedì, spontaneamente ai magistrati, rilancia: non erano ubriache, avrebbe sostenuto secondo alcune indiscrezioni giornalistiche, anzi, le donne avrebbero insistito per fare sesso proprio con loro due.

Secondo il Corriere della Sera però la ricostruzione dei fatti fornita dai due carabinieri (che erano alla loro seconda volta insieme, in pattuglia, ma già molto affiatati evidentemente) farebbe acqua da molte parti, a cominciare da un «buco» di un’ora, subito dopo la violenza: per quasi sessanta minuti infatti i due militare “scompaiono” dalle relazioni di servizio e non è chiaro cosa stessero facendo e dove. Un particolare allo studio degli inquirenti per verificare anche se i sue esponenti dell’Arma abbiano chiesto aiuto e copertura ad altre persone.

Le analisi tossicologiche consegnate in procura ieri rivelano invece un tasso di alcol nel sangue delle studentesse «superiore alla norma», secondo il parametro di riferimento fissato a 0,50 g/l usato sui guidatori nei controlli stradali. Una delle due aveva bevuto più dell’altra. Ma per capire se e quanto fossero ubriache, ha spiegato il procuratore Creazzo, si dovrà attendere qualche settimana per permettere un’analisi più accusata dei dati acquisiti da parte di un consulente già incaricato dalla procura. Nel sangue di una delle due ragazze sono state trovate anche tracce di cannabis ma per appurare a quanto risale l’assunzione della sostanza occorrono esami specifici più approfonditi, perché il principio attivo della cannabis, il Thc, permane a lungo nell’organismo umano.

Insomma, un nodo importante delle indagini per stabilire se ci sia stata violenza sessuale da parte dei due carabinieri sta nell’appurare se le due ragazze fossero quella notte in condizioni di «minorata difesa», come recita la fattispecie del reato di violenza sessuale, che contempla però anche l’abuso delle «condizioni di inferiorità fisica o psichica della vittima».

In ogni caso, continuano le indagini anche della procura militare che dovrebbe convocare a breve i due carabinieri,chiamati a rispondere a reati come la violata consegna e il peculato militare.