Si comincia con le difficoltà: la pronuncia del nome di questa famosa casa è quasi impossibile se non ci si è nati. Althorp. Devi chiudere la bocca, pronunciarlo molto velocemente emettendo la minor quantità di aria possibile. L’accento è sulla prima sillaba e deve essere applicato rapidamente, come se si fosse distratti.
Dalla fine del secolo scorso appena si menziona questo nome si pensa soltanto a Lady Diana. In realtà lei da giovanissima si chiamò The Honourable Diana Spencer e poi Lady Diana Spencer; a partire dal 1981 divenne H.R.H. The Princess of Wales perché aveva sposato il Principe di Galles. La sua famiglia non è meno antica di quella reale ed è imparentata con i Churchill, che come gli Spencer discendono dal primo Duca di Marlborough. Quindi quando Diana Spencer sposò il Principe di Galles fece sì un ottimo matrimonio ma non fu mai una parvenue. Ai primi Marlborough gli Spencer devono anche la loro fortuna che ereditarono da Sarah, la prima duchessa, immensamente ricca avendo imparato accanto all’uomo più potente d’Inghilterra a far diventare oro ogni possibilità.
La casa è in possesso della famiglia Spencer fin da tempi remoti (1508) ed è ancora perfettamente salda in mezzo ai suoi tredicimila acri di magnifica campagna anche perché è stata riedificata e rimaneggiata con grande spesa e gusto più volte. In certi periodi, soprattutto nel secondo Settecento, gli Spencer divennero molto ricchi e in quell’epoca si imparentarono con altre dinastie non meno importanti e affluenti. Georgiana Spencer, figlia dell’uomo che rinnovò Althorp, andò sposa al Duca di Devonshire e fu la madre del celebre Bachelor Duke. Contrariamente a molte country houses, Althorp ha mantenuto la sua importanza lungo i secoli ed è stata rinnovata, talvolta quasi riedificata. L’eredità della prima Duchessa di Marlborough permise addirittura di fabbricare un palazzo a Londra, Spencer House, una delle poche grandi dimore aristocratiche ancora in piedi nella capitale per quanto oggi appartenga non più a loro ma ad un Rothschild.
La casa venne, come si è detto, modificata sul finire del Settecento dal più abile architetto del momento, Henry Holland. Gli interni divennero una sorta di antologia del gusto inglese di tre secoli. La Hall di ingresso è tappezzata di enormi tele coi ritratti di cavalli, battute di caccia e altri sport, ottenendo un risultato grandioso che fece definire la stanza a Nikolaus Pevsner «il più nobile ambiente georgiano del paese».
Se gli Spencer ereditarono moltissimo e comprarono ancora di più non è certo di minor entità quel che hanno venduto. Possiedo ancora dei cataloghi di mostre occasionali fatte decenni or sono in Inghilterra come Treasures from Althorp tenutasi nel Victoria and Albert nel 1970. Si trattava di una quarantina di oggetti ma parliamo di opere eccelse. Van Dyck al suo meglio, rari capolavori di Reynolds e forse uno dei suoi quadri più commoventi, il doppio ritratto della prima Contessa Spencer, Georgiana Poyntz, che abbraccia la figlioletta Georgiana, futura Duchessa di Devonshire.
Non meno importante la collezione di argenti che includeva alcuni pezzi appartenuti a Marlborough come la vasca per le bottiglie e il versatoio di Pierre Harache, datati 1700-’01, stessa data di due fiasche da pellegrino appartenute anch’esse a Marlborough. Ancor più bello era il bacile con piatto del più grande argentiere inglese del Settecento, l’ugonotto francese Paul de Lamerie, bollato nel 1723-’25, oggi nel Victoria and Albert Museum. C’erano anche dodici candelieri che reggono dei fiori di gigli nei quali sono inserite le bobèches, opera del 1788 del ben noto William Pitts. Non meno famosa l’immensa raccolta di porcellane che include esemplari delle più vecchie manifatture europee e inglesi. In quel volumetto ci sono anche alcuni mobili francesi squisiti acquistati nel tardo Settecento da uno dei più famosi marchands-merciers di Parigi, Daguerre.
Ma non è facile sapere quel che resta oggi nella dimora. Temo che i mezzi della famiglia non siano aumentati nell’ultimo secolo. Nel 1892 venne venduta quella che era una delle più belle biblioteche dell’Inghilterra, settantamila libri rari raccolti dal secondo Conte Spencer, grande bibliofilo. In una delle aste in cui si assicurò alcuni capolavori fu battuto da suo cugino (il Marchese di Blandford, titolo di cortesia dell’erede al ducato di Marlborough): si trattava di una rarissima edizione del Decamerone che venne venduta alla cifra allora colossale di 2.260 sterline che Spencer mancò per sole dieci sterline. In un articolo sulla biblioteca Spencer (oggi nella John Rylands Library di Manchester) si racconta come il conte avesse predisposto l’acquisto di quattro copie dei libri di maggior uso, una per ciascuna delle sue dimore.
Quando ero consulente di una famosa galleria d’arte a Londra, mi capitò di vedere talvolta la matrigna della Principessa Diana, Raine Spencer, portando a mano pacchi che contenevano perlopiù opere d’arte pronte a essere lasciate al loro destino. Raine era donna di un certo fascino, interessata a questioni politiche, seconda moglie dell’ottavo conte Spencer, e si dedicò a rifare l’intera casa con idee decorative considerate dai figliastri lussuose ma poco eleganti. Seppi poi che quelle vendite non avevano fatto piacere alla famiglia: tornata dal funerale del marito, nel 1992, Reine trovò le proprie valige sulla porta di Althorp. Ma ebbe fortuna fino alla fine e sposò Jean-François de Chambrun, un bellimbusto che stette con lei il tempo opportuno per poi ritirarsi ad altri piaceri.