Un ragazzo di diciassette anni che frequenta la classe IV indirizzo meccanico dell’Istituto professionale “Capellini-Sauro” di La Spezia si è fratturato una tibia guidando un muletto mentre svolgeva le ore obbligatorie dell’alternanza scuola-lavoro. Lo ha denunciato Usb: “Un incidente che apre gravi interrogativi – sostiene il sindacato di base – E’ la chiara dimostrazione che l’alternanza scuola lavoro altro non e’ che lavoro non pagato. Lo studente minorenne era alla guida di un mezzo che richiede un patentino. Dov’era il tutor aziendale che dovrebbe seguire il ragazzo in alternanza e garantirne la sicurezza?”. “La realtà, secondo l’Usb “è che non c’è possibilità di costruire un’alternanza che non si tramuti in lavoro. I ragazzi non si limitano affatto ad osservare e non vengono guidati nell’approccio al luogo di lavoro”. “Un caso vergognoso – sostiene Giovanni Paglia (Sinistra Italiana) certifica l’autentico disastro di questa trovata spacciata per riforma. Chiederemo di far luce sull’episodio”. Venerdì 13 ottobre è previsto lo sciopero degli studenti (Uds, Link e altre organizzazioni) contro il lavoro nero e gratuito dell’alternanza istituita dalla “Buona Scuola” di Renzi. Il 10 novembre quello generale dei sindacati di base anche nella scuola

Da un’inchiesta condotta dall’Uds è emerso che il 57% degli studenti frequenta percorsi di alternanza non inerenti al percorso di studi e al 40% di studenti sono stati violati i diritti sul luogo di lavoro; il 38% degli studenti ha dovuto sostenere delle spese per sostenere le ore obbligatorie e la maggior parte degli studenti vorrebbe decidere sul proprio percorso di alternanza. Uno su tre ha addirittura pagato per partecipare al programma.

Un anno fa un monitoraggio promosso da Cgil, Flc Cgil e Rete degli Studenti Medi, realizzato dalla Fondazione Di Vittorio ha evidenziato gli elementi problematici dell’alternanza. Il sistema – da quest’anno obbligatorio per tutti gli studenti delle superiori – aveva ancora un carattere occasionale. Un ragazzo su quattro era fuori da percorsi di qualità, il 10% aveva partecipato solo a attività propedeutiche, il 14% solo a esperienze di lavoro. Nell’80% dei casi queste esperienze erano state fatte d’estate, quando l’attività didattica è sospesa.

La stragrande maggioranza di queste attività è nata in modo episodico e non risponde a una progettazione pluriennale. Il 90% dei giovani è stato ospitato in piccole o microimprese: il 50% fino a 9 dipendenti e il 40% sotto i 50 lavoratori. Questo non aiuta il controllo sul valore formativo dell’esperienza, come non aiuta il fatto che non siano stati definiti criteri e procedure di accreditamento delle capacità formative delle strutture ospitanti.