La complessa giornata torinese del ministro Toninelli non poteva che essere coronata da un confronto con cinquanta manifestanti Notav. Lo hanno lungamente atteso all’esterno del Museo dell’Automobile, circondati come da decennale consuetudine dalle forze dell’ordine. Volevano «salutarlo» e chiedergli cosa aspetta a fermare i lavori nel cantiere di Chiomonte.

La consigliera regionale del M5S Francesca Frediani, attiva Notav, provava ad organizzare un incontro con una delegazione di manifestanti. Ma, alla fine, il ministro ha deciso di uscire da un porta sul retro, senza salutare.
Raggiunto presso il Salone del Gusto, Toninelli veniva «placcato» dal sindaco di Venaus Nilo Durbiano: il primo cittadino spiegava nei pochi attimi a lui concessi: «Abbiamo necessità di incontrarla: a fronte di dichiarazioni come “studiamo, fermiamo tutto, pausa di riflessione” il cantiere si sta predisponendo all’allargamento e stanno facendo gare e appalti che dovrebbero essere fermati. C’è molta tensione in valle». Il ministro rispondeva con un laconico «il Tav è uno dei dossier aperti e lo stiamo affrontando con la massima attenzione».

NESSUN INCONTRO anche con il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, a cui Toninelli voleva offrire un caffè. Da tempo il presidente della regione chiede un incontro al ministro per confrontarsi su Tav e non solo. Ma il confronto è saltato perché «Chiamparino aveva altri impegni»: questa la ragione addotta da Toninelli.

Al ministro i manifestanti Notav volevano anche segnalare una recente intervista rilasciata dalla ministra francese Elisabeth Borne all’emittente televisiva Bfm-Tv, in cui la decisione finale sulla Torino – Lione viene delegata al governo italiano.

Alla domanda se si farà la Torino – Lione, la ministra Borne ha risposto: «La Francia rispetterà gli impegni europei ma non si potrà fare il progetto senza gli italiani. Oggi il Governo italiano ci dice di volere riesaminare il progetto, di riflettere, è una loro scelta. Incontrerò prossimamente il mio omologo italiano – Danilo Toninelli, ndr – che vuole parlarmi di questo progetto, gli dirò che, se l’Italia intende ridiscutere il progetto, evidentemente non si può realizzare questo progetto senza gli italiani».

L’INTERVISTATORE, Jean Jaques Bourdin, ha poi domandato se è possibile rinunciare all’opera. Riposta della ministra: «Non è l’orientamento che ha assunto la Francia, ma appartiene agli italiani di posizionarsi». Ultima domanda del giornalista francese: «E se gli italiani rinunciano, anche la Francia rinuncia?». Ultima risposta della ministra Borne: «Non si può fare il tunnel da soli».
La scelta politica sul tunnel di base della Torino – Lione è quindi in capo al governo italiano, e la Francia attende senza particolari resistenze.

Da tempo in Francia esiste un importante dibattito pubblico sulla necessità o meno del maxi tunnel, tanto che solo un anno fa la stessa ministra Elisabeth Borne annunciò per l’intero progetto una «pausa di riflessione».