La massiccia esportazione di armi all’Arabia saudita usate dalla coalizione guidata dagli stessi sauditi in Yemen nella guerra contro i ribelli sciiti Houthi, può continuare.

Così ha deliberato ieri l’Alta corte britannica assolvendo il governo dal non aver interrotto le vendite pur sapendo perfettamente che le stesse armi venivano usate contro obiettivi civili.

L’accusa era stata mossa a febbraio dall’organizzazione umanitaria Campaign Against the Arms Trade (Catt): aerei e bombe britanniche sono state e vengono tuttora usate in un conflitto che ha provocato finora migliaia di morti nonostante il divieto di stipula di commesse belliche quando queste rappresentino un «chiaro rischio» di violare la legislazione umanitaria internazionale vigente.

I sauditi, il maggior cliente della colossale industria bellica britannica, sono a loro volta accusati dall’Onu e altri osservatori internazionali di aver bombardato matrimoni, ospedali e scuole: insomma, crimini di guerra.

Ma il tribunale si è pronunciato a favore del governo, reputando sufficiente il controllo politico e militare di questo con i sauditi nel limitare l’uso illegale dell’arsenale venduto.

Con tutto che l’evidenza su cui è stato raggiunto il verdetto non si conosce né si potrà conoscere: il tribunale ha esaminato metà delle prove per tre giorni a porte chiuse per questioni di sicurezza nazionale, anche in questo assecondando gli avvocati del governo – nello specifico del ministero del commercio internazionale, Liam Fox – secondo i quali il materiale fornito alla corte era di importanza strategica e divulgarne i contenuti sarebbe stato dannoso.

Lo stesso Fox – Brexiteer oltranzista alleato di Theresa May – aveva ricevuto l’all clear alla vendita personalmente dal ministro degli esteri Boris Johnson, propugnatore di un approfondimento dei legami con gli impresentabili Usa dei Trump e l’Arabia dei Saud, reso inevitabile anche dall’isolamento economico rischiato dalla Brexit.

Il governo ha stipulato un accordo con la monarchia saudita di 3,3 miliardi di sterline in commesse belliche solo negli ultimi tre anni, rafforzato dall’ultimo incontro che May ha avuto con il re saudita Salman a aprile.

Attraverso un portavoce, Catt si è detta estremamente delusa del verdetto: lo hanno definito «un semaforo verde per la vendita di armi a brutali dittature e violatori dei diritti umani».

Gli ha fatto eco Save the Children: «Siamo davvero delusi da questa sentenza: la Gran bretagna vende bombe all’Arabia saudita in Yemen e la coalizione guidata dai sauditi uccide i bambini in continue violazioni del diritto internazionale». Oxfam ha sottolineato che c’era «una chiara motivazione morale per sospendere le vendite».

Lo Yemen dilaniato dal conflitto è in piena crisi umanitaria: il 70% delle infrastrutture è distrutto, si contano 8mila morti e tre milioni di dispersi, mentre un’epidemia di colera ha contagiato tremila persone.

Il Labour di Jeremy Corbyn è per interrompere le vendite di morte: vogliamo un processo di pace e non un’invasione, ha detto il segretario, che aveva presentato una mozione l’anno scorso a cui avevano votato contro un centinaio di deputati laburisti di centro. Il caso passerà ora in appello.