Come in un «nomi-cose-città» di provincia, accanto a giuristi come Stefano Rodotà, a martiri della follia nazifascista come Salvo D’Acquisto, a cantautori di Calabria come Rino Gaetano, tra gli altri “illustri” personaggi meritevoli dell’intitolazione di una via cittadina compare Giorgio Almirante. Accade a Cosenza dove il sindaco Mario Occhiuto (FI), in vena di restyling della toponomastica, ha proposto in una delibera, approvata dalla giunta qualche giorno fa, un’infornata di nomi che ha suscitato un coro di polemiche.

La Cgil e l’Anpi hanno chiesto un incontro urgente al prefetto perché «ad un anno dal referendum il cui risultato ha reso evidente come la grande maggioranza del Paese sia pronta ancora oggi a settant’anni dall’approvazione della Costituzione nata dalla Resistenza a difenderne i principi fondanti, siamo in assoluto dissenso con la scelta operata dalla giunta di Cosenza, con la deliberazione n. 166, con cui si vuol intitolare una via del centro ad un fascista che si distinse per essere stato uno dei firmatari nel 1938 del Manifesto della razza».

Dopo aver avuto l’aberrante idea di mettere il volto di un nazista come Himmler e quello di Alarico su un volantino turistico della città (ben presto ritirato dopo la figuraccia), senza aver dedicato una riga invece a un celebre figlio di Cosenza come il filosofo Telesio, Occhiuto si cimenta ancora nel revisionismo, stavolta a colpi di strade.

Peraltro, con una certa schizofrenia nella scelta. Pensiamo a Gustav Brenner, appartenente ad una famiglia di ebrei austriaci sterminata dai nazisti che riuscì fortunosamente a scappare e, arrestato in Italia, finì a Ferramonti, il campo di concentramento a nord di Cosenza, decidendo alla liberazione di restare in Calabria e aprire la nota casa editrice. Ora, accostare il suo nome, al pari di quelli di Rodotà e D’Acquisto, a quello di Almirante in una delibera-marmellata fatta apposta per annacquare tutte le differenze è offensivo e anche un po’ provocatorio.

Non ha dubbi la lista di opposizione «Cosenza in Comune» che invita Occhiuto a un ripensamento: «Abbiamo fatto una scelta come cittadini, caro sindaco, quella di schierarci dalla parte dell’antifascismo, dei diritti, della pace, della libertà. Per questo ci opponiamo fermamente a che un luogo pubblico porti il nome di chi si è distinto per essere un razzista e un fascista».

E mentre il Pd chiede al sindaco di evitare un’altra figuraccia come quella di Himmler, Rifondazione e tutta la sinistra chiamano alla mobilitazione:«È una scelta estranea alla cultura della città, che ne violenta la storia – rimarca Delio di Blasi – a Cosenza il 70% ha detto no al referendum e sì alla costituzione antifascista. Faccia come il suo collega di Trieste il mese scorso, Occhiuto, e ritiri la delibera. Se non sarà il prefetto a rimuovere la targa, saremo noi a farlo quotidianamente per 365 giorni all’anno. Intanto abbiamo già in programma un sit in sotto la prefettura durante l’incontro con Cgil e Anpi».