«Cercherò di dare ragione dei cambiamenti intervenuti con il voto e di indicare le possibili prospettive non solo di formazione di un governo, cosa che naturalmente spetterà poi di definire e accertare al presidente Mattarella, ma più in generale la tenuta del Paese e l’interesse generale del Paese nel nuovo scenario politico». E così, dopo gli aspiranti presidenti della camera che si presentano con un programma politico – il taglio dei vitalizi per i candidati 5 Stelle – abbiamo un presidente provvisorio del senato che annuncia un discorso impegnativo sui primi passi della legislatura. È Giorgio Napolitano naturalmente, già lord protettore della legislatura appena conclusa (paradigmatico il discorso della rielezione al Quirinale, quando maltrattò deputati e senatori) e oggi senatore di diritto e a vita, incaricato di presiedere la prima seduta in qualità di decano. Pur con il doveroso inciso che il governo, poi, lo «definirà» Mattarella (mancherebbe), Napolitano anticipa – intervistato dalla web tv del senato – il suo «breve indirizzo» di oggi, spiegando che proverà a «dare ragione dei cambiamenti intervenuti con il voto» e che si augura che «ci sia consenso sulle linee generali di quello che dirò». Il presidente emerito spiega che lo hanno già fatto tutti i presidenti pro tempore che si sono trovati, in ragione dell’età, a guidare la prima seduta del senato, e in special modo gli ex presidenti della Repubblica.

Ma gli archivi del senato restituiscono al contrario un Sandro Pertini praticamente (e singolarmente) muto quando il 2 luglio 1987 aprì la decima legislatura e un Oscar Luigi Scalfaro appena un po’ più loquace in apertura della XV il 28 aprile 2006: si limitò a fare gli auguri ai neoletti, dedicò un pensiero ai caduti e uno alla Costituzione – e fu contestato da Pannella che dalla tribuna protestava per la mancata assegnazione di otto seggi senatoriali (tra i quali il suo). Anche Giulio Andreotti disse solo mezza parola di circostanza presiedendo la prima seduta nel 2008, e pure lui fu sorpreso da un’intervento non previsto e radicale: era Emma Bonino che si auto candidava alla presidenza, volendo così sottolineare i difetti della procedura parlamentare – Bonino oggi torna senatrice e chissà che non voglia ripetere il gesto, anche perché stavolta c’è chi la voterebbe. Telegrafico fu persino l’intervento di Paolo Emilio Taviani nel 2001, mentre qualche minuto è durato il discorso di Emilio Colombo nel 2013, ma anche quelle furono semplici parole di circostanza. Per trovare un discorso di un presidente provvisorio almeno un po’ politico, bisogna tornare al 1996, quando il senatore Francesco De Martino si trovò per la terza volta a guidare la prima seduta «grazie all’instabilità politica e alla natura benigna», scherzò. Aveva 89 anni (Napolitano ne ha 92) e di fronte a una Lega Nord per la prima volta in doppia cifra, lontana però dalle vette di oggi, pensò bene di infilare nel suo discorso un doppio richiamo all’unità d’Italia, doppiamente contestato dai senatori allora in camicia verde.

Non è escluso che anche Napolitano, se vorrà spingersi troppo nell’analisi politica, possa essere contestato da grillini e leghisti, suoi grandi avversari nella scorsa legislatura. Altrimenti la conduzione dell’aula oggi e domani risulterà certo meno difficile della fatica che stanno facendo i partiti per trovare un presidente eleggibile. E seppure la giunta provvisoria delle elezioni che sarà convocata appena concluso il «breve indirizzo» dell’ex presidente si trova di fronte a qualche caso spinoso – il seggio non assegnabile ai 5 Stelle in Sicilia, il sindaco di Imola Daniele Manca ineleggibile e il presidente della regione Abruzzo D’Alfonso incompatibile – saranno tutti rinviati alle prossime sedute.